|
31.5.05Quel che faremo a Beseno. Dispiegheremo la pazzia in maniero poichè il castello sarà il luogo della memoria e dell'incerto quel week end a Beseno. Ecco cosa faremo. Ci sarà festa, tutti i paesini lì attorno convoglieranno alla rocca e qualcuno inaugurerà, qualcun altro metterà in mostra altri proietteranno tra musica, armature, natura. Poi verranno anche da fuori, attratti dalla manifestazione, che già lo fanno in tanti durante l'anno: salgono ripidi attorno ai bastioni e una volta dentro s'immaginano gran dame e signori. Ma in quei due giorni sarà splendore di corte con menestrelli post moderni e viandanti digitalizzati. Noi? Noi saremo per natura giullari. Porteremo fra i sonagli dei nostri cappelli l'arroganza sottile del risveglio dei sensi poichè da sempre questo fa il buffone d'inchino: osare la lingua salata di verità là dove non osa la quotidianità; coperti dal trucco dei pazziati spargeremo la vita quella che spesso l'esistenza depone lontano. Risveglieremo formicolando, ricordando a chi di voglie è stanco che in fondo pare proprio che la vita pare sia bella e dimenticarla è un oltraggio in contumacia. 26.5.05Si va finchè ce n'è. Va finchè ce n'è, due pasiti a destra e poi scivola l'anca laggiù tutta che manca torna con un besito e traccia un girotondo poi s'asciuga dal cielo e di luna alza gli occhi ed una canzoncina caraibica gli torna in testa pulsa fra un ricordo e l'altro e ne fa ritmo che ondeggia dal sapore come di sabbia sotto i pollici gli viene da incamminarsi bambino per poi assottigliarsi e confrontarsi con le onde che vanno e vengono vanno e vengono canticchia con la lingua impastata di salsa sembra cascare ma poi torna verticale interroga di nuovo il mare si sospende con il mondo un istante e poi ritorna curioso a ballare. 18.5.05Sto fondendo muriatico d'acido. Formicolio e dita con morbo. Ogni centimetro epidermico è insito d'un male che mi si è diffuso dentro. Teso, agitato, con la caffeina d'una adrenalina sufffomigio di un urlo bestemmiato che s'attarda allo sfogo. Sarà per questo che mi sto maculando di lotte che non m'appartengono la pelle e sento uno sfinimento latente dentro. Diresti, curiosandomi dentro, che sto morendo. Ma d'una falce a doppia mandata, che ti lascia in vita come puttana ad ore. Che ti costringe alla pala della fossa, al cucito del tuo cappio o se preferite alla pistola in abbinamento alla rivista patinata d'impegno nella quale sono inserto. Sto fondendo muriatico d'acido, sento la mancanza partire dalle unghie e sciogliermi il cuore: ho già scordato gli specchi in casa e non ho più voglia d'averne ancora. Il serbatoio è secco di passione, la mia lingua riposa morta dove non batte più nemmeno un dente e appassiscono i fiori sulla finestra sporca della mia cella. Non è momento per essere me stesso. Gl'aulici sapessi non han mai picchiato il culo per terra. 13.5.05Deciso ch'emigro.
5.5.05I pazzi Scendono la cera con infinita tristezza, s'abbracciano agli alberi con lo stesso cognome odorano di colori graduati con stellette senza punte: odono quando c'è d'asciugar lacrime e sanno sempre del momento migliore quando potevi e hai lasciato un bagliore. Stridono ai fianchi del mondo scintille lontane e t'accarezzano senza un pegno in tuo onore: ridono ridandoti un ricordo rotto e screpolano le rughe del tuo incedere incerto; cantando la tua vita sotto altre pelli squamano serpi i tuoi giochi ribelli. Mutano al calare del sole le loro vesti, si tosano d'alcol in fumosi pub o bordelli: lasciano la luce accesa sul tuo volto, si scordano dei nomi falsi sui passaporti e volano leggeri sui tuoi pensieri cullandoti di lacrime ricordandoti chi eri.
|
||||||
|
|||||||
|
|||||||
Qui ultimamente
|
|||||||
Quest'altro
|
|||||||
Il Pallone, Home. |
|||||||
Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu. Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca. |
|||||||