Sali a Baita   Do Re Mi
Fa
Sol
 


Di quel
che passa
si scrive,
si canta,
si balla.

Di quel
che resta
ci bastan
gli occhi.

 

29.8.07

 
Passport please.

Che è come quando mi regalarai
d'indossarti quel vestitino leggero
cosparso di fiori sotto al collo
e sopra alle ciglia appena appena
quel cappello di paglia.

Ma non lo farai
fin quando non sarà troppo tardi
ed allora sì che saranno veri rimpianti
e non più inermi capricci
da splendida donna.


Girare per mare non so come m'è venuto. Sono salito a bordo allungando la mia mano ad un equipaggio e ne sono sceso stringendo forte i nomi di ognuno dei miei nuovi amici.
Fuori il confine è tutto di ferro saldato, grasso, salsedine e stelle. Dentro un simulacro di baita fra onde con cucina, cuccette, cuori casti e cori caldi.

Poi avevo il tarlo del medio Oriente.
Sabbia e guerra, veli e zuccheri.


Così un bel giorno il portellone della Ro/Ro s'è alzato in punta di piedi e tiranti d'acciaio per muovermi il mondo attraverso il Pireo, le danze turche, la grande Alessandria, una manciata di polvere da Gaza ed il sud acheo di un'isola spaccata al centro in vena di cemento.
Di bergamasco ad un certo punto m'è rimasto solo il corpo, genuflesso all'ascolto d'un andirivieni misto fra l'oxfordiano e 'n coppa a Vesuvio.
Salassato da gradi centigradi ho cominciato a riconoscere quelli ufficiali, divisi dalla coperta e unti dalla sala macchine.

Miglia e quiete ad insegnar la pazienza della distanza,

la lontananza.

Il vuoto e la paura, quando davvero c'è mancato un pelo mi si è asciugato il sudore freddo con il lume di una candela promessa.
Ho dato ma soprattutto avuto, salutato dai delfini incastonati tra le tessere d'un mosaico d'antica bellezza e costellato da miseria.
Mi sono evaporato dentro un Hamman disarticolandomi il corpo e lasciando disperdere il pensiero.
Più ero lontano più mi sentivo vicino al centro del mio pensiero e quando per un attimo ho creduto d'essermi perso ho compreso che nulla avrebbe imprigionato il blu del mio oceano.

Perciò ho cominciato a ridere.
'Quando qualcuno ti punta una pistola addosso, tu sorridi' ,scriveva Tiziano.
E questo è stato.

C'è questa strana alchimia che per quanto non la si creda finisce per ripresentarsi al primo passo: succede che pensi sempre di partire con la testa nei tuoi due piedi e ti ritrovi allo sbarco con nello zaino mille vite d'altri che nel frattempo hai già compreso esserti entrate dentro.
Per ogni ruga di volto avresti una storia anche stavolta: di qualcuno appena abbozzata ma quasi sempre raccolta come un fiume in piena davanti ad un tramonto oppure sussurrata fra un'onda e l'altra od ancora urlata nell'assordante rumore della bestia a motore.

Scrivere di loro è un po' come allungare la rotta.
Un giorno neanche tanto lontano ognuno di quei ragazzi approderà ad un destino diverso ma mi piace pensare che fermarne l'istante fra le virgole delle parole possa conservare quel che ad un certo punto essi erano e che senza non sarebbero.

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10.8.07

 
Appunti per Blu.
Pizza mari e monti.

L'ombra rasenta dei canadair stenta e vibra i cucuzzoli della città vecchia a tal punto che il primo storno stanotte m'ha svegliato salato in un lago di sudore.
Invecchia le rughe da vecchia in decadenza questa arroganza di cittadina stretta mentre le spalle caduno in un rogo che se ne placida oltre il fuoco.
Non riuscendo più a dormire mi sono infilato al dito il dedalo di viuzze fino allo sbocco del porto dove ho sostato come naufrago di terra sotto la statua benedicente d'una vergine addolorata perchè rivolta verso l'entroterra. Che senso ha, mi son dicetto, curar 'e creature a mambassa sul dirupo anzichè prostrarsi all'onda?
Senza ovvia e stilita risposta mi son diretto al molo dove ho perso un buon tempo a star dietro al pescato dei pensionati fingendo d'essere esperto e assertendo o mostrando diniego a seconda della qual lotteria fatta ad esca.
Essendo in realtà montanaro ignaro dei secreti d'ogni lenza alla fine ho riposto il bluff in moleskine e ho ripigliato l'andazzo dell'attraversar la strada senza cura del colore al semaforo.
A pizza è buuona buoona.
Fanno un profumo che nun te lo scuordi financo fossi sopra l'Egeo.
'Namo a remare.

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8.8.07

 
Un due tre stella.

Ho perso tutto il Santo giorno a smontarmi le gambe per oliarle e coccolarle nell'attesa del percorso.
Mi ero illuso che la manutenzione riuscisse facile: qualcosa tipo

svito prima le rotule
poi dalle vene dei polpacci ingrasso bene le piante dei bipedi
passo all'incavo delle caviglie fino a risalire alle giunture degli adduttori
concludo il tutto con uno strappo secco sotto i glutei.

Ed invece fin dall'inizio mi son dovuto arrendere all'idea che la mia passeggiata di salute m'avrebbe in realtà portato ben oltre.
Scrutando meglio la colpa è negatamente solo che mia: avrei dovuto capirlo dal principio che l'impresa m'avrebbe raccolto nel suo torpore anestetico per l'intero volgere del sole, fin da quando la prima perfezione dell'alluce destro mi ha raccolto per più di un'ora in rispettoso silenzio.
Ad ogni modo ora è già tempo di dopocena ed è meglio che mi sbrighi a proteggermi di sogni stanotte perchè lo so come si prospetta questa coperta di stelle.
Succederà come sempre succede che mi ritroverò nel deserto del sonno a cartografarmi rotte che puntualmente stravolgerò sin da Sirio.
Metodicamente catalogherò le mie previsioni del voler far questo meglio di quello e sistematicamente ci penserà l'Altro a farmi deviare intenzioni e sguardo.
Perciò via svelto ad abbassarmi le serrande dei mie voglio che tanto saranno puntualmente dissacrati dal cammino.
Niente giri di volta nel letto, nessuno sguardo al di là del baldacchino che il compagno allacciato è per natura fido e da laggiù non si schioderà se non per mettersi sulle spalle la mia casa.

Si va.
Saluto con inchino,
mozzo al mio destino.

E' solo che
mi piaceva quest'idea
d'impararmi come si sente la terra
quando non la si può baciare.

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Babbino, babbino!


Stretto al largo di questa nave cargo m’allungo e m’arrabatto di naso in vedetta oltre la bisettrice della mia vendetta. Piegato al cartone del cantiere m’è scito un no grazie signore e così senza nemmeno aspettare come sarebbe stato crescer sano mi sono imbarcato per scrutare al di là del mio mare e ammainarmi libero ogni sera quando sul ponte battezzato dal vento ho sempre un po’ di tempo per il me stesso che ero.
A volte mi perdo nei meandri d’una vita che avrei voluto, obliterando la mia lingua fra la schiuma ed il castello di prua. Avvolto in una coperta di salvataggio in offerta mi coccolo deglutendo le monete d’oro sepolte che avrei guadagnato col sudore della mia immaginazione e mi soffio il naso al pensiero delle leccornie che ho sacrificato per il mio credo lontano dal sapore equino incrociato al pelo come punto ricamo.

- Che ci fa uno come te sul Moby Dick?
- Tento d’incendiarmi.
- Uhm. Non vorrei deluderti ma quello là fuori lo chiamano oceano mica per niente.
- Allora gli poserò un nome diverso.
- Uhm. E non credi sia una mossa un poco disperata?
- Tutti i sogni sono mossi da disperazione.
- Uhm. Comunque non hai speranze. Quello ti fotte prima che tu sia scintilla.
- Allora cercherò d’esser solo per lui una puttana esperta ma pacata.
- ‘Fanculo sburattino.
- ‘Fanculo tu, pa’.



Nelle notti di pece mi fingo timoniere traendomi in salvo in un oceano lacrimato di sale. Ma nulla appaga la voglia d’un lasciapassare alle sirene e nessuna carne sarebbe mai il baratto adatto al quotidiano affogo del sole.
Qui sono l’immortale.
Ironico mi piglio la rivincita su un mondo mangiafuoco: corteccia che non affonda e v’affronta senza lenza ne coda.
Così dopotutto galleggio e nel farlo continuo a pagarmi il salasso navigando e solcando mari che mai avrei potuto indossare se fossi nato sincero. Benedico il fato del mio andare come antitesi del mio compagno ancorato stanco con nome non certo d’uno stinco di santo e assaporo ogni porto ammirandolo irrequieto come fa il silenzio tra le note di un vanto.


Me l'ha chiesto lui, mica per niente.


#

 

 

 
   


Pixel stretti:


   


Questo è
l'ultimo
inchiostro
mercantile
fresco di
sale e rime.


Qui ultimamente
sto in compagnia
di bella gente.

 

carta

Quest'altro
invece
è a spasso
per Santiago
con le prime
piume.



Il Pallone,
se sei così vecchio,
ora l'avresti perso.

Fortuna che,
come niente,
ora è tornato
tranquillo come sempre.

Se spulci
attento
già c'è l'eco
archiviato
di quel che ero.

Comunque
di certo
rimane solo
lo Sghembo,
ed è questo:

Home.

     
    Cerca che ti passa  
   
Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu.
Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca.
 
   
creativo