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26.2.09Shanghai. Pulsar dietro il visibile fra Cappadocia e collo al freddo. Tarlami di un plausibile futuro mentre penso all'oscuro. Perfido lascivo mentre sorrido s'infischietta stridente quando scelgo un nuovo banco di prova o quando perdo con un cinese la mia quota di mora. Adoro riluttarmi per risultare sgradito ai falsi santi e se dico Agosto sudo freddo e predico redivivo. Non ho un fischio di treno da corrergli dietro ma son svelto a contare i binari in esadecimale corrugandomi quando mi compare una virgola a richiamarmi che l'arte dell'astrazione è ben più superiore. Pelle liscia fra le rovine post belliche. Gli sbalzi di temperatura dilatano la mia luce interna fino alla speranza di un bonifico delle mie azioni peggiori. Riduzione della pena, aumento del capitale sociale subalterno al divino. Mettere in cascina la mia fascina di legna caprina senza contare quanto sale anteporre al contare debiti e remissioni. Le orbite non sono affatto composte mentre firmo per un bisogno doppio. 12.2.09Son cinque anni già. Son cinque anni già: un gruviera di sudore al di là del confine per guadagnarsi il pane e la mia traccia che non sapevi ma già seminavi. Manchi a questo svincolo che farà girar la ruota come un bis da palcoscenico a nuovi occhi marmocchi. Polvere di ferro modellata, occhi giganti per cartine di mani: il tuo profumo non se ne va e quando rido tu sei marmo vivo. 6.2.09Sconnessa. Fantocci, sono più viva di voi. Per questo lasciatemi andare: fuori da questo scafandro v'ho già smosso le onde. Io sono già altrove irreversibilmente sopra le leggi sotto ai bit oltre le frustrazioni e nella Storia la vostra e di chi mi ha stretto la mano per anni. Non vi ho mai visto non vi conosco non vi ho sussurrato quando avevo bisogno quando ero ed ora non sono. Eppure parlate firmate decidete giocate a fare l'onnipresente. Ma chi siete? L'unico degno insegna in silenzio. Fantocci, sono più viva di voi. Per questo lasciatemi andare. 4.2.09Prima del nuovo salto. Sbulbandomi gli epiteti com'occhi farnetici resto in devianza di presenza ad osservare dall'altro angolo la gente che scende e che sale. Tutto m'affatica, germoglio che scuote la primavera, annaspa la terra, ascolta il calore del sole. Mi piacerebbe stender le spalle con le mollette ad asciugare, restarmi bucato attraverso il vento ed apprezzare la parabola del giorno. Aspiro per non infeltrirmi e spruzzo inchiostro su fogli notturni. La cera che cola al tramonto modella una statua in disaccordo. C'è da graffettare, sporcare, mettermi del Blu sotto il palmo della mano. Chinato a riavvolgermi nel mare aspro per giocare a riemergere trattenendo il fiato: sotto le onde la luce s'attende diversa.
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Il Pallone, Home. |
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Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu. Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca. |
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