Sali a Baita   Do Re Mi
Fa
Sol
 


Di quel
che passa
si scrive,
si canta,
si balla.

Di quel
che resta
ci bastan
gli occhi.

 

27.8.04

 
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Buscar el levante por el poniente.
E' la storia della mia vita.


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24.8.04

 
Cerchi sbarrati ad occhi spalancati.

Un colpo al cerchio.E allora ne prendo uno nei cerchi grechi,
che par quasi non ci si faccia caso, quasi scontato, pigliare il metallo pregiato in questi giochi di cui mi hanno overdosato.
Nome russo, etimologia fredda, sguardo vacuo e polsi in fascia.
Igor, a vedertelo a spasso, gli offriresti da bere ma anche una copertina sulle spalle e 'cosa fai in giro ancora a quest'ora dai vai a casa che è tardi'. Dai.
La bolgia è quella infernale, un classico che si può affermare poichè dentro il tinello ci son tutti i babilonici di Olimpia a provenir dai cinque continenti e a fare il tifo, tutti contenti.
E tutti quanti fischiettano di brutto e sicuro ad un punto scorgo in udito un Buffoni Buffoni lì rivolto in coro di mezzo alle giacche nere di molto soft distinguersi fra i porconi.
E c'han ragione ma il Canadese in toga con congiuntivite mazzettata non ha visto i cinque rimbalzi in volteggio di un pesce chiamato Nemov.
Ma a Igor gli frega una cippa.
Aspetta che quelli facciano i burattinai ed i cioccolatai, che spostino qualche decimale non troppo in favore della grande madre e poi dai, su, che tocca al mangia hamburgher.
Lascia saltar su e giù anche quel fratello Hamm in un esercizio da distinto e poi via, magnese gessata ai palmi e si schizza ad insegnare in ginnico.
Quando la tocca, la sbarra, quella sicuro canta.
Ma te guarda, il Cassina.
Quello che gli hai pagato il lattino al bar.
Hop hop hop ed è tutto un fascio di nervi, che se per caso gli girano i cinque minuti altro che balle: ti prende, ti arrotola in spiedo e anche quando non ne ha voglia ti fa di molto male.
Ma intanto Igor ancora volteggia, che sembra una libellula.
Tasso tennico in me spettatore sotto le scarpe e rispolverato come te lettore ogni quadriennio perciò saperne di ginnastica zero ma far finta d'esserne esperto, beh quello...
Ma tu guardalo, quello: tengo le pupille dilatate in trattenuto respiro e lui si stacca e si riattacca a quella sbarra.
Alla fine, si lancia.
Atterra.
Nel mezzo, ancora e ancòra, come una piuma in perla, volteggia che non si ferma.
Oh bella.
Ha messo i pedini a terra: pari pari sotto i muscoli uniti in asse verticale.
Si sarà scordato adesso degli esercizi sempre uguali e del mazzo tanto che si faceva da anni, sempre con lo stesso ritmo, uno due tre quattro.
Suona l'inno e stanotte sono tutto un po' più sciolto: mi butterò in carpiato sul letto.
Atterro sul freddo.
Fottuto pavimento.


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17.8.04

 
Animatori alimenta automi.

Summer time and the living is easyBolgia caldarrosta che svuota la città: t'adoro Ferre e fuoco d'Agosto che apri le strade, liberi i parcheggi e sfumi le colonne d'auto in miraggi invernali.
E' tutta un'altra urbe, quella di chi rimane sull'asfalto e non mette i piedi in ammollo fra sandali e sabbia.
Si vive meglio, certo, si respira senza inalare endovene di carbonio e si sguazza fra un viottolo e la provinciale senza paura di strombettare o, nevrastenici, mandare qualcuno a cagare.
Italian style, che mentre i vicini in continente scandagliano le vacanze infra-anno da sempre noi si aspetta tutti gli altri undici che arrivi agosto e che le fabbriche chiudano e che le melme in Adriatico collassino. Fantastico.
S'insegue lo star bene in tapis roulant da palestra fissando il muro bianco smorto per far scendere la panza e si trascura la testa bramando da sempre uno sdraio, un lettino ed un bagnino aguzzino invece di quietarsi, centellinarsi e sfamarsi di parole.
Sapere quel che si vuole.
Ma non c'è tempo: quando si stacca dal ritmo tram tram si scende dal mondo vero?
Non se ne vuol più sapere perchè la compressione tra le rotule ed i maroni è accumulata da troppi giorni e voltato il didietro all'ufficio il desiderio è quello di scollegarsi.
Persino, ne siamo, grati.
Si va avanti a rotazione in turbini di sabbia fra vicini di ombrellone con i nostri grossi attributi rotanti poggiati sui granelli.
Come siamo belli.


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12.8.04

 
San Lorenzo nudo e stento.

Nel mezzo, il cammino, la nostra vita.Coppie barbituriche, cappio ingrossa vena.
Che fai, di' bello, venerdì sera?
Nulla, almeno credo. Prima sopporto e poi forse svengo.
Ci si annicchia a tentoni vicini e intonsi tentando di dare un senso all'allantonarsi e al riavvicinamento.
Ma non c'è verso.
Amore, che tormento.
Infrangionde e schiume da barba: rimetti a posto l'immagine che di te ho perso, sistemati i calzini tagliati spenti, rifammi il letto scoprendo il non aggrado del mio bel lato didietro.
Ed il pregio è difetto ed il peggio è non accettare di averlo e quel che di tempo si è dato per ora nulla è successo: nulla è cambiato e tutto è atteso smarrendone il senso.
Nei sogni cadenti non c'è tempo per neanche un desiderio e qui si sta di chiappe all'insù ad aspettare che si faccia un passo e non un salto ho detto verso quel che potrebbe essere il più luminoso universo.
Basterebbe un accenno di gesto.
Ma non c'è verso.


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Pixel stretti:


   


Questo è
l'ultimo
inchiostro
mercantile
fresco di
sale e rime.


Qui ultimamente
sto in compagnia
di bella gente.

 

carta

Quest'altro
invece
è a spasso
per Santiago
con le prime
piume.



Il Pallone,
se sei così vecchio,
ora l'avresti perso.

Fortuna che,
come niente,
ora è tornato
tranquillo come sempre.

Se spulci
attento
già c'è l'eco
archiviato
di quel che ero.

Comunque
di certo
rimane solo
lo Sghembo,
ed è questo:

Home.

     
    Cerca che ti passa  
   
Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu.
Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca.
 
   
creativo