Sali a Baita   Do Re Mi
Fa
Sol
 


Di quel
che passa
si scrive,
si canta,
si balla.

Di quel
che resta
ci bastan
gli occhi.

 

29.9.08

 
Frena.

E possiamo starcene qui finchè vuoi a ciarlare del traffico che aumenta ogni giorno e che da ogni giorno s'allunga, del Natale che arriva subito dopo Ferragosto ed è ormai solo un centro commerciale, della campagna che v'era una volta e chissà dove mai se n'è andata, dei politici che si illustrano ma che non si sporcano per paura di perder l'unto, del vendersi l'anima per comprarsi un corpo e viceversa, della moda che cambia ogni stagione fino a mandarci fuori taglia, dell' impertinenza di chi si crede mai quella senza filtro nella testa, dell'uovo nato al cospetto del culo del gallo senza il rispetto di chiedergli almeno il permesso
e sul finire della litania avremo sgranato il nostro rosario pronti per l'alzata del capo accorgendoci dopo l'istante che siam appena passati col giallo.

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27.9.08

 
Piano americano.

Apri la finestra, richiudila in fretta e sbircia la nonna tener per mano la gatta morta. Apri il portone, richiudilo in fretta e scorgiti padrone di una gloria senza frutto e passione. Apri la veranda, richiudila in fretta e aspira la polvere di una cosa perfetta. Apri la cantina, richiudila in fretta: c'era una volta un buio di raccolta. Apri la soffitta, richiudila in fretta: c'è troppa altezza che ti aspetta.

Furto e manutenzione compresi nel prezzo. Banale, noioso, già visto. As-so-lu-ta-men-te anticonvenzionale. Leggi della natura ed elementi irrispettosi. Correndo dei rischi s'impara l'inchiostro.

Nei giardini notturni si annida un rospo dalla voce grossa che se lo baci nemmeno ti ascolta ma fugge nei pressi di un solo lui sa ruscello esibendosi in un tuffo plastico col gesto dell'ombrello. Se lo insegui prima ti bagni poi risbuchi da una grotta che in adolescenza credevi morta ritrovandoti disteso ad osservar quello che hai vissuto senza nemmeno poterti rivoltare indietro ma attento: tu non sei più quello.

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22.9.08

 
E mi si spegne l'amarcord.

Il rialzo più corposo e formoso degli ultimi anni se ne sta a marcire nel retrobottega del mio frigorifero. Senza riciclo nè aspettativa di vita pari ad un moscerino gode solo per quello che è, nell'istante, e mai per quello che avrebbe o potrebbe. A pensarci bene è quietante ed è proprio per questo motivo che m'ascende e m'aggredisce all'apertura dello sportello. Troppa vita uccide. Vagherò per tutto il resto del giorno ripensando a quel tanfo. Lo decido adesso mentre nel frattempo son già chino a sturare il cesso ed un effluvio di ritorno aggredisce il mio contorno. Ho come una voglia di ciliegia stampigliata a primo indizio d'enigma sulla guancia destra. La meticoloso di riflesso nello specchietto retrovisore mentre sono parallelo in guida alla litorale che costeggia una oscillazione d'onda in sol minore.
Bevo per ricordare e appena mi si accende una lampadina ci soffio sopra e mi si spegne l'a m'arcord in squaquaron.

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16.9.08

 
Round and round.

Dovresti scrivere più meglio, mi dice. Essere sciolto, comprensivo, comprensibile e vedresti. Primo me non mi riesce. Ci provo e mi ci metto addosso ma non m'esce. Fare come facevi col pallone in allitterazione. Ma il tempo e lo spazio non van più di simbiosi, neanche con lo sforzo peggiore riuscirei a rivivermi con un unico punto focale. Dovresti far giù un romanzo. Ci vogliono i dettagli e io adesso come un adesso di anni non ho più il controllo del contorno. Per esserlo di nuovo avrei bisogno di un tavolo alla fine della corsa ed in questo tramezzo io sto ancora annaspando nel mezzo. Ti farebbe bene. Un sacco di belle cose mi farebbero bene. Un milione di euro, accarezzare la Sistina, prendere il volo di Wright ed avere pezzi di pace da unire, noi e loro. Avresti di nuovo un sogno. Ce l'ho già un sogno. Più di uno, ma devo soffiarci sopra che ancora scottano. E poi. E poi mi si scioglieranno di nuovo le parole, vedrai.

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12.9.08

 
Lascia fuori i fiori bagnarsi.

Perdi la scarpa scendendo dal tacco. Cadi mostrandoti estate. Fa un caldo ghiacciato d'isola deserta. Al finire della staccata prima del curvone sporgi il piede per paura di un'altra dimensione. Salti sul muretto e osservi la Riva, il suo andirivieni confuso e ti astieni. Non ne vuoi più sapere di quel che già sai e che hai smesso di conoscer per quel nulla che non comprende i sogni. Preferisci donarteli stretti senza pubblico e senza gesti. Solo l'eco ti consuma e ti consola in una quiete che ora ti assapora. Ed è monatta l'aurora, è calore d'una vita vicina, è sapere del tuo conoscere pelle arrivarti fin dove poni gli occhi. Sei già tornato dall'oltre, affascinato e disperso senza niente. Hai cercato quel che non serve tranne alla quiete del mentre per te e per chi ti sta accanto. 
Lascia fuori i fiori bagnarsi. 
Una coperta sopra le spalle, una vespa con la candela gracchiante, la pace nella ricerca di un funambolo che tesse il suo strizzarti l'occhio distante.

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Pixel stretti:


   


Questo è
l'ultimo
inchiostro
mercantile
fresco di
sale e rime.


Qui ultimamente
sto in compagnia
di bella gente.

 

carta

Quest'altro
invece
è a spasso
per Santiago
con le prime
piume.



Il Pallone,
se sei così vecchio,
ora l'avresti perso.

Fortuna che,
come niente,
ora è tornato
tranquillo come sempre.

Se spulci
attento
già c'è l'eco
archiviato
di quel che ero.

Comunque
di certo
rimane solo
lo Sghembo,
ed è questo:

Home.

     
    Cerca che ti passa  
   
Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu.
Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca.
 
   
creativo