Sali a Baita   Do Re Mi
Fa
Sol
 


Di quel
che passa
si scrive,
si canta,
si balla.

Di quel
che resta
ci bastan
gli occhi.

 

30.9.06

 
Sweet Lullaby.
Sgambare a passo di danza sulle pendici del tondo dev'essere qualcosa d'incompreso al fermo.
Lo è, ma era tanto per dire. Non c'è paga quando il vento ti accarezza, quando passi la testa al di là del vetro d'un treno, quando gli schizzi d'acqua t'imbronciano la faccia su un traghetto fra un punto e l'altro d'un non so dove.
Rimane l'essenza stessa del motivo d'un esistenza, concetto già espresso ma ristenderlo ad asciugare sopra i pixel non fa mai male. Andare per diventare, per cognizione dell'essere, per come diceva quello anatomizzarsi d'una irrequietezza da respiro.
Non si è fatti per stare sotto al tetto, siamo ben più alti.
Se abbiamo occhi ci sarà un orizzonte, se abbiamo naso ci sarà un fiore con un profumo che non conosciamo, se abbiamo gambe va di per se il dobbiamo che andiamo.
Nel frattempo continuo a rosicchiare il mio piano segreto: far scorta di boccette da inchiostro così che un giorno potrò barattarle attorno al mondo in cambio di sorrisi e d'una storia che rimanga fra la mia pelle ed il foglio.
Desto d'un sogno.

#

19.9.06

 

*

Guarderò le persone
entrare ed uscire dalle loro vite
e non chiederò altro che nulla
di quel che si vogliono sentir dire.



Quando l'acqua si incazzerà con me
prenderò la mia tavola da windsurf
ed andrò ad accarezzarla.

La notte farò la conta delle stelle
e ne perderò di vista una, quella nera,
che sempre si nega.

> * <


#

13.9.06

 
Freighter.

L'uomo che urla ha un vestito di cera ed un paio di occhiali color del blu.
Regge un'asta improvvisata dove sospende l'intera folla che reprime la voglia cacciando in fuori la lingua.
Servirebbe un francobollo diverso di modo che la spedizione sia lenta per gustarsi l'arrivo all'altro capo del mondo.
La mia illusione è stata quella di farmi ogni giorno migliore.
Ed ora m'è rimasta la sola consolazione d'aver più di una sensazione: tra poco avrò molte più parole al posto del cuore.
Magro bottino che non ricompensa il mio destino.
Monco d'un Perù stampato storto m'emetto raro ed introvabile in cerca d'un mio simile.

Stamattina prima della foschia ho fermato l'auto accanto al fosso. Dal mio spegnersi del motore già tendeva ma quando ho chiuso la portiera se n'è uscito all'improvviso ed io non ho potuto fare altro che ammirare quel presagio di corvo danzarmi in volo sopra la testa.
Nel becco una promessa.
Adoro i sorrisi senza denti, per lo più apprezzo il tentativo di chi ne ha già passate e ancora insiste. E' meglio di un Marco, dodicianni, mai avuto carie in vita mia.
E' passar sopra al fluoro per la ricerca del ricolmo alla fame.
Certo, chi non ne ha mai avuta non si merita un porsi il problema.
Ho questa questione del fiato corto da rispondere. Devo abbattere qualche montagna che insiste a resistere alle erosioni qui dalle mie parti. Voglio più aria, più paesaggi, più voglia di rimettermi i panni.
Fermo sul primo gradino della mia vita ad ingresso mi chiedo dove sia la via d'uscita.
Non mi torna la ricetta della nonna: ho messo per davvero tutti gli ingredienti, ho mescolato con cura, ci ho messo l'impegno e la passione che fanno la differenza ed ho cucinato a fuoco lento ma quando ho aperto lo sportello del forno all'improvviso tutto s'è restituito crudo e freddo.
Mancanza di gas.
Sia per l'ebrezza che per una esplosione di splendore.
Dov'è, com'è,
questo chiamato Amore?

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6.9.06

 
Cinquanta.
I palloncini con sopra i colori sgargianti, le scritte con i pastelli, gli affetti, i muri dipinti di una casa che era la tua, che è la tua, lo è stata ma non ne conosci più i profumi.
Cinquant'anni sono tanti, osti. Sono mezzo secolo di storia. Ne succedono che neanche riesci a tenerne il conto. Cinquant'anni sono troppi.
Mio padre ieri sera aveva un sorriso che di solito nasconde.
C'erano tre torte, la famiglia, quella larga, le candeline che suonano un happy birthday monofonico e le immancabili foto con il flash da occhi rossi.
No, non sono convinto abbia cinquant'anni. Non è fatto per quest'età.
Sono sicuro che ne ha trenta, ne ha sempre avuti trenta. Nella mia testa non ha quel grigio accanto alle tempie, non ha quelle guance paciocche e smunte.
Già ogni tanto pensare che ne avesse più di quaranta mi era un incastro difficile. Ma cinquanta non è comprensibile.
Poi anche io faccio la foto.
A due centimetri da lui, mi accovaccio per rientrare nell'obiettivo.
E divento adolescente. Con il motorino scassato, i soci, la voglia di patente B.
E m'accorgo della sua manona che mi sembra m'avesse raddrizzato la schiena giusto ieri.
Tu non mi capisci, nessuno mi capisce, io prendo e vado.
Non raccontarmi balle, tu al massimo hai trent'anni, pa'.
No, trent'anni gli hai tu.
Agosto '76.
Settembre '56.
L'anagrafica è dogma.
Io trenta, lui cinquanta.
Dove sono finiti questi anni, dove ho lasciato i capelli lunghi e la radio?
Perchè non lavoro più in cantiere?
Perchè non ho una famiglia, non ho una casa, non ho la mia utopia degli anni ottanta?
Come hai fatto a volermi bene fino ad ora? Perchè non ti incazzi?
Tu non hai cinquant'anni, l'imbroglio è immenso.
Io dovevo essere altro adesso, tu non sei rimasto quello.
Ci pigliano per il culo, pa'.
Lasciali perdere, non stare ad ascoltarli.
Lasciamo la festa, andiamocene sul camion.
Riportami a scaricare i forati.
Direzione Milano.
Tu guida come sempre, io resto sul sedile accanto.
Anzi, mi incastro giusto dietro al sedile, fra il cartello del carico sporgente e la cerata unta di grasso per scacciare la pioggia.
Come la prima volta, che ero uno scriciolo: neanche un chilometro e m'addormentavo come in una culla.
Se passeremo troppo tempo insieme, basterà cambiare disco al tachigrafo.
Cinquant'anni.
Trent'anni.

#

 

 

 
   


Pixel stretti:


   


Questo è
l'ultimo
inchiostro
mercantile
fresco di
sale e rime.


Qui ultimamente
sto in compagnia
di bella gente.

 

carta

Quest'altro
invece
è a spasso
per Santiago
con le prime
piume.



Il Pallone,
se sei così vecchio,
ora l'avresti perso.

Fortuna che,
come niente,
ora è tornato
tranquillo come sempre.

Se spulci
attento
già c'è l'eco
archiviato
di quel che ero.

Comunque
di certo
rimane solo
lo Sghembo,
ed è questo:

Home.

     
    Cerca che ti passa  
   
Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu.
Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca.
 
   
creativo