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31.5.04Disfida bovina. La vacca sgambava stolta pregna di latte in zampe da sculetto maculate nel campo grasso. Portava nel culo riserve arcigne d'erba e muggiti blasfemi. Io, da principio, la osservavo, pacato sul mio masso. Indifferente. Lei invece scuoteva le mammelle a seconda di quello che non c'era niente da vedere. Ma proprio niente. Ti seguiva ostinata sempre sotto un pelo di tiro distinta e fingendosi palesemente zoppa nel limitare del campo scandiva ogni mia movenza con perimetro di boàsse dalla puzza perfetta. Scodinzolava, pure, roteando la coda in ordine placido ed orario come volesse decollare ma con calma da chissà poi cosa: lei e le sue grosse troppo umide narici. Lo facesse, almeno. Provai persino di farmi fattore e amico allungandole del fieno ma quella, la vacca, dico davvero, piuttosto che masticare un'offerta nella mia mano aperta si mostrava sazia e ti squadrava di sbieco. Rimuginante. Decisi allorchè, partendo dal mio sopracciglio inarcato e destro, di sostenergli lo sguardo infido mammifero restandomene attendendo arroccato perfido e inerme dietro al mio masso chiamandola come si fa col gatto deridendola. Lei, attratta, la vacca, si avvicinò quindi al filo suadente tutto di ferro dove sogghignava elettra la corrente svelta che non la si vedeva ma indolore scuoteva. Venne floscia ed ebete a cercarmi ma appena si sporse in cerca del complimento gliela regalai io, la scossa. Vacca boia. 26.5.04Ad accompagnare i Cerchi. Fra l'indaco e il confine da andirivieni laggiù c'è spazio tra mille granelli in andata da sottosuola, ma non per me: imbrattato di fogli in soglia sto bene qui, a tirar sassi nell' acqua e ad accompagnare i Cerchi allagarsi di blu. Tanto sbocceranno in solstizio lo stesso i boccioli a cui non si è per nulla chiesto che io sappia mai e poi mai il senso: unico di ritorno resto sobrio su questa panchina piuttosto che rimettermi ad inseguire la vita ed andarmene ancora una volta oltre cortina. Vai tu, dico davvero, scavalca e urlami nascosto al di là del ferro quel che c'è di così eccitante e diverso. Vai e se vuoi torna a raccontarmi quel che hai messo negli occhi o quel che conosco e mi sarò perso. Ci son già passato, ho un trascorso sghembo ed una volta visto il tuo desiderio scommetto per niente e per nessuna tu tornerai indietro. Certo, mi hai conosciuto qui e seduto dici lo ammetto è strano non son dispiaciuto e l' amarezza che dovrei non mi brucia addosso seppure sia l'unico tornato al di qua del fosso. Ma c'è che ogni milione ne modellano uno strambo dicono da lassù che sbagliano per diritto lo stampo e ne viene un animale matto e di esserlo mai stanco. Così mentre tutti prima dell'unico verso in salto vi sedete qui accanto e mi chiedete nel prender fiato se meno di uno è vero ha fatto la strada al contrario quello è qui, che vi misura le parole accanto. Strano, visto lo splendido che vi attende laggiù ma io no grazie preferisco scrivere di restarmene: sto bene qui, a tirar sassi nell' acqua e ad accompagnare i Cerchi allagarsi di blu. 23.5.04L'arena dalle penne a sfera.
15.5.04Pazzi non foste a viver come bruti. Foulard rossi, altrettanti. Uomini: folli. Disegni:strambi. Donne: splendide. Un manico di chitarra attaccato ad un manico di chitarrista. La gente è nel locale. Anche fuori. Il locale? Pieno. Il Naviglio sta sempre lì, a un passo di tuffo. La gente beve. Sugli sgabelli, sui trespoli: svaccata fra patatine, rutti e fighetti. E parla, osti se 'sta gente parla. Poi il fungo dj smette il suo chill out avvolgente. Silenzio. Brusio. Nelle vaschette cetrioli senza sugo come dialoghi da aperitivo. Un po' di blues è quel che ci vorrebbe. E un po' di blues si sente provenire da un angolo, controcorrente. Un angolo stretto, fottutamente stretto. Si alza il sipario. E i quattro cappelli entrano. E gli uomini sotto al Panama li seguono. E i loro sogni anche. Urlano. Ridono. Pungono. La gente parlava, prima, ricordi? Ora guarda. Attonita, nel mentre sta. Ma questi, questi... questi... pazzi: chi cazzo li ha fatti entrare, questi? Ne è stato fatto un video. E tra poco ne verrà fatto un sito. Dove poter ritrovare testi, audio e pazzi. Noi si spera che ci verrete dietro a ruota, perchè lo sappiamo: siete bella gente. Nel mentre la Pazziata si ripropone a breve. Altro locale, altra tenzone. In fondo si tratta solo di far ballar su strada il muscolo che qualsivoglia ha dentro, ognuno nel bel mezzo dei padiglioni in auricolo e retrostanti i bulbi catarifrangenti: le menti. Sorprendere per provocare mentre non la si aspetta. La pazziata è toccata e fugge in fretta. Lesta sconquassa: scuote i passanti e quelli che nel mezzo si ritrovan ad esser involontari astanti. Regola semplice: far accorgersi delle proprie esistenze. Folli senza rete, siam stanchi di maglie sfibrate e virtuali. C'è bisogno di sorrisi e come bimbi sperduti cerchiamo occhi sgranati e strette di mani. Detto niente. Ed è una sfida lanciata con l'asta ed aperta al miglior bloggherista: ovunque tu vada, ce l'hai il coraggio di portar con te, nel cuore o per strada, la Pazziata? * Mike e Cinzia, Rillo e Fraps, Zu e Darko, Helghi e Sphera. Regalaci un applauso, e buonasera. 8.5.04Il Funicolante.
4.5.04Lisa. Lisa pensa che così non è mai stata sposta il naso sopra l'orlo del suo calore: ha i capelli e la testa ancora bagnata e lo sente cantare di là sottovoce. Allora si rigira stretta in quel letto si fa piccola, e piccola aspetta sfrega i piedi scaldandoli a stento e si rimette gli occhi sotto la coperta. Impigliata, dentro quel che ha perso, lasciato o si è spento. Annegata nelle parole, urlate o troppe che nessuno le ha mai chiesto. Sbriciolata nei tanti che l'hanno stretta per poi scappare, ed in fretta. Guarda in basso, ora, si tocca il tatuaggio: piange e niente. Lisa ancora non ci crede, si sfiora nuda le gambe dice com'è che proprio a me succede, si riaddormenta e sogna il suo cavaliere. Impigliata, dentro quel che ha perso, lasciato o si è spento. Annegata, nelle parole, urlate o troppe che nessuno le ha mai chiesto. Sbriciolata nei tanti che l'hanno stretta per poi scappare, ed in fretta. Guarda in basso, ora, si tocca il tatuaggio: sorride e niente. Lisa riposa appoggiata morbida al cuscino: cullata di gocce che giocano fuori dal vetro scorre la pace fra le scodelle del lavandino e non sente quei passi arrivarle in silenzio. Soffice si stropiccia, riconosce quel profumo un bacio soffiato sulle ciglia è la sua colazione. Due sorrisi: sul comodino la radio passa Caruso e nuovo è il mattino come il suo vicino amore.
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Il Pallone, Home. |
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Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu. Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca. |
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