Di quel
che passa
si scrive,
si canta,
si balla.
Di quel
che resta
ci bastan
gli occhi.
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8.5.04
Il Funicolante.
Dici: il Funicolante. A Bergamo molti autobus, due sole funicolari. Una è nascosta sul colle di San Vigilio e l'altra, ben più famosa, collega la parte bassa della Città alla parte più antica e posta sopra le mura. In totale quindi esistono due signor Funicolanti. E' un' elite. Molti bambini sognano di fare il tranviere. I bimbi di Bergamo ripiegano, causa assenza di binari in città, sull'autotrasporto pubblico gommato. Almeno credo, perchè da piccolo io volevo fare il lattoniere. Starmene sui tetti, posare le tegole, spaccare i conci e assicurare le grondaie sugli spigoli. Gli scoli con lo sfiato a guisa di draghetto erano i miei preferiti. E questo e quello. Ma mentre io non mi scrostavo da questo sogno futuribile i miei compagni di ciuccio, molti di loro, eran già sicuri: autobus e traffico sarebbero stati il loro massimo destino. Ma fare il Funicolante... Ci si pensava,certo, ma nessuno nemmeno allora osava mai ammetterlo. Statuario nella movenza, assorto in fierezza: il Funicolante è pura essenza cosparsa di dorata aurea. E' un' elite. Già detto? Ne son certo. Controlla i biglietti, fa salire le persone obliterate, chiude le porte a pressione e poi si estasia con la pressione del sacro gesto sublime: schiscia il bottone. E il cavo si riavvolge. E il mezzo sale. E la città si srotola sotto la ripida inclinazione che fa tremare tutti, e tutti indistintamente ci si stringe assieme casualmente: nipponici con teleobiettivo puntato verso l'ignoto che li avvolge, coppie di fidanzatini stretti e stupiti, vecchietti che si scordano rapiti di volersi sedere, cagnette in braccio a pellicce ed omoni industriali ricoperti di cravatte. Tutti in egual religioso silenzio e muti sotto l'egida della livella miracolata e funicolante. E via, si sale. A beh, il signor Funicolante. Sarei sceso dai tetti dell'infanzia solo per portarne sulle spalle la giacca. Brizzolato e rugoso, con lo sguardo di chi vede sempre un po' più in la dei tre minuti di tragitto avanti e indrè semper li stèss. Lui, gavettato da anni di linee urbane: stazione-ospedale maggiore, stadio comunale-Monterosso, parco Suardi-Boccaleone. Cresciuto in azienda a tirar la carretta e poi in sofferenza eccolo allevare generazione dopo generazione piccoli guidatori sotto le camicie blu ed i maglioncini d'ordinanza. Sempre con quel sogno dentro al cuore: schisciare quel bottone. L'eroe privilegiato a capo della piramide massonica degli autisti. Lui, pigia un tasto e possiede la funicolare: l'ambita postazione che si può solo invidiare o idolatrare e sulle cui fiancate i colleghi lasciano scie e bave di venerazione. Signor Funicolante, tu domini la città. Stesso tragitto, giorno dopo giorno, per un chilometro di cavo in trentacinque gradi di pendenza. Giorno e notte, estate e inverno, governo dopo governo. Avanti e indrè. Semper li stèss.
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Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu.
Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca. |
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