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31.5.04Disfida bovina. La vacca sgambava stolta pregna di latte in zampe da sculetto maculate nel campo grasso. Portava nel culo riserve arcigne d'erba e muggiti blasfemi. Io, da principio, la osservavo, pacato sul mio masso. Indifferente. Lei invece scuoteva le mammelle a seconda di quello che non c'era niente da vedere. Ma proprio niente. Ti seguiva ostinata sempre sotto un pelo di tiro distinta e fingendosi palesemente zoppa nel limitare del campo scandiva ogni mia movenza con perimetro di boàsse dalla puzza perfetta. Scodinzolava, pure, roteando la coda in ordine placido ed orario come volesse decollare ma con calma da chissà poi cosa: lei e le sue grosse troppo umide narici. Lo facesse, almeno. Provai persino di farmi fattore e amico allungandole del fieno ma quella, la vacca, dico davvero, piuttosto che masticare un'offerta nella mia mano aperta si mostrava sazia e ti squadrava di sbieco. Rimuginante. Decisi allorchè, partendo dal mio sopracciglio inarcato e destro, di sostenergli lo sguardo infido mammifero restandomene attendendo arroccato perfido e inerme dietro al mio masso chiamandola come si fa col gatto deridendola. Lei, attratta, la vacca, si avvicinò quindi al filo suadente tutto di ferro dove sogghignava elettra la corrente svelta che non la si vedeva ma indolore scuoteva. Venne floscia ed ebete a cercarmi ma appena si sporse in cerca del complimento gliela regalai io, la scossa. Vacca boia.
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Qui ultimamente
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Quest'altro
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Il Pallone, Home. |
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Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu. Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca. |
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