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28.11.03Rimegafonati. In frequenza. Più o meno regolarmente. Cuffie in testa e tuffo nelle onde. Torna il Pallone alla miniradio. E in omaggio, ogni tanto, una cassettina. Numero singolo a causa dei potenti mezzi del nostro studiolo. Mandatemi una mail, con un indirizzo o un P.O. box. Il fortunato insindacabilmete da me ritenuto d'acconto riceverà nastro con confusione volontaria incisa. Errori a profusione, emozioni, note e risate comprese. 26.11.03Stretti i capi della fune incrociata. Tutti in cerchio a guardarmi. Tutti con gli occhi fissi verso il dentro, verso di me. Tutti in piedi, con gli stessi vestiti stinti e smunti. Tutti con nel palmo della mano qualcosa di ben nascosto. E' difficile ricordarsi il nome di ognuno, se glielo chiedo quelli... mi girano attorno. Che avete, ne avete? Se avessi da darne ancora ne chiedete? Lasciatemi in pace, lasciatemi fermo, smettetela di vorticarmi all'esterno mi inginocchio al centro del vostro cerchio ma non ho davvero nient'altro che questo. Me stesso. Tu giocavi d'altro un'altra vita io non posso ricordarmi tutto ho cancellato la mia lavagnetta magnetica sul frigorifero e tu mi hai dato quel passaggio sotto la pioggia rossa io non posso ricordarmi tutto ho buttato l'immondizia ieri sera tardi e tu mi hai amato e non me lo hai detto a quel tempo io non posso ricordarmi tutto non voglio. Capisci? Stringono e il perimetro mormora fiamme d'attrito in corpi stretti condenso in un non distinguo fatico a reggermi nel tondo labirinto se glielo chiedo quelli... mi girano attorno. Smettetela di litanie rimbombo mani alle orecchie urlo a coprire dolore che ne sapete voi cantate con voce di rame mi inginocchio al centro del vostro cerchio ma non ho davvero nient'altro che questo. Me stesso. Me stesso me stesso me stesso. 24.11.03Fate sempre colazione col cappuccino. Se corri sotto la pioggia ti bagni di più. Venne una sera, poca la luce, il freddo era un freddo che c'era e si sentiva e se non c'eri lascia perdere. Venne comunque senza voglia perchè di portarla non serviva liberatoria e quindi si presentò in una camicetta senza chiavi aperta, gonna trooooppo umanamente non corta e filo d'un tanga nascosto controvoglia. Colpo di fucile a canne mozze scombinò senza un accenno il senno della vita di questo povero cristo. La prima cosa che fece fu sedergli in grembo e strappargli i peli del petto. Era chiaro che sarebbe scesa anche più in basso ma il nostro lesto non volendo sembrare un mostro scappò con un pretesto e quella mancò poco ci rimase quasi secco. La sera dopo che era quasi quieta c'erano stelle e brezza leggera nessuno comunque di ritorno se l'aspettava vista la sortita in cattiva sorte della sera prima. Ad ogni modo lui si dimostrò poi non più tanto un semplice ramazzo. Come niente fosse, decisa, fra il calato silenzio, diretta, verso il bersaglio con gomma americana in bocca e passo studiato da oca militare ma intelligente non prese nemmeno di rincorsa il fiato che quello lo perse tutto concentrato in un bacio inaspettato con tanto di lingua in gola leccata di labbra e passaggio ferroviario umidificato. Al primo bottone di camicia volato e dai muscoli ingrossato ci si aspettò lo scontato baratto di succo non proprio gastrointestinale quand'ecco che sul più bello il sempre lui quello si divincolò non so come da so bene non so cosa come un'anguilla da paragone perfettamente calzante e sgusciò semplicemente abilmente ricomponendosi la patta e riavendosi dall'improvvisa ansia. Anche stavolta incredibile al Cibali non rimborsarono il biglietto per quella scena d'un certo effetto che ci si aspettava finisse con dei corpi in balletto e invece se ne fece un granchè di niente: la povera cacciatrice con vuota la bisaccia dovette sbalordirsi per una seconda volta come la prima annullata. Al calare del terzo sole era invece un evento. Si sprecarono i cartelli con su scritto vengo vengo ed insieme a questi i cori neroazzurri unici ritenuti attendibili in quanto esperti nell' attesa di un fatidico agoniato evento. Lui stava di par suo come se nulla nelle due precedenti gli avesse smosso i sentimenti anzi tracannava dal collo della sua bottiglia una birra di marca sprovvista. L'abilità che ne decretò il successo di lei stavolta fu forse la presa al collo dal di dietro a tradimento. Sbucò alle spalle del santo bevitore e ci mancò poco lo buttò all'aria perchè mirò dritta ai boxer guardinghi. Non lo guardò nemmeno in faccia fece le fusa vogliosa di schiuma senza pensare al malto della birra in bottiglia che sicuro calza a pennello in non so in quale modo e perfetta avanti e indietro in questa rima. Con le inferiorità svestite erano edificabili ed immortalabili al pubblico ludibrio ma quanto tutti si aspettavano un abile terzo arresto fu a questo improvviso punto che lui fece l'aspettato inaspettato gesto. Dai pantaloni calati per terra afferrò con non so quale umano appiglio dal portafoglio il proteggisperma e disse raggiante 'stavolta non me lo son scordato, guardate!' e ci venne incontro spumeggiante. 23.11.03Forse c'hai ragione. Forse c'hai ragione, amico indivanato pantofole e cinemascopio che non conta fino all'otto: questi qui parlano parlano e poi non succede mai niente domani andranno al lavoro chineranno la testa e stasera fanno sì si indignamoci e bravi bravi clap clap rido anch'io va ma tanto pecoroni non cambieran mai niente. Non cambierà mai niente. Forse c'hai ragione. Intanto io quel che hai detto l'ho scritto ho riso ho visto in Sabina del coraggio e Paolo sfoggiare un pezzo d'autore mai banale quanto il cognome e Fiorella cantare quel che sarà e per sempre rimarrà e tanta gente fuori dai cancelli e gli altri sul palco a dir semplicemente che scusate ma tutti lì sopra proprio d'indignarsi non ci si stava ma era come esserci d'insieme, nessun obbligo imposto di nasconder la risata. Satira saturata. Forse c'hai ragione. Forse. 19.11.03Liscia. Quante litigate ci siamo persi quanta voglia di esser depressi quanta nutella lasciata nei vasetti quante lacrime sfogate in amici mai incerti. Si poteva far quel che non è stato ballare scalzi o nudi in un prato aspettar la notte di San Lorenzo creder l'eterno un posto mai freddo. Ricordarsi gli stessi pensieri scambiarsi le ossa in letti e veleni rotolarsi ansimando peggio di cani amanti malati lontano dai sani. Macinar asfalto dialogando con l'autoradio stender le stelle del lenzuolo sul terrazzo rovesciarsi fremendo sulle pietanze di cena e graffiandosi la pelle esser sicuri che fosse. 10.11.03Scacco matto. Andiamo, andiamo: è solo un gioco. La regina ti mangia pedone e poi si mostra alla corte. E' strategia, è natura, è incomprensibile al divorato. Puoi startene li a tentare di far tonda la scacchiera restarti ipnotizzato fra il bianco e il nero ma andiamo andiamo: è solo un gioco nessuno vuol vederti in questo stato ci siamo dentro tutti, dal quadrato non ci scappi un giorno sei in alto dalla torre un altro re e quello dopo sguattero a pulire il cavallo. Non ci si può far niente ci passan cagnolini e bastardi mangiare o farsi mangiare ma non preoccuparti dai andiamo, andiamo: è solo un gioco non puoi restarne in eterno ingabbiato la mossa vincente a volte è casuale se ti senti da sempre un alfiere inclina la scacchiera girando la testa nella tua diagonale capirai come giusto arrivare nel sentiero storto diritto alla meta. Andiamo, andiamo: è solo un gioco. 5.11.03Infine eccoti qui. C'è che uno è come ombra se vive da solo su questa vita. Sfortunatamente se gli togli il sole si sbatte di qua e di là con rinfuso dolore. Invidia al cieco, almeno coglie meglio il profumo. Tu invece ti sei impregnato il naso dei suoi capelli. Un'altro sta sott'acqua e tutto è come acuto stridore ovattato nelle trombe di Eustachio. Certo gli manca l'aria, ha come una bolla di risacca, e se togli il tappo da sta piscina fa la fine inversa del ratto. Invidia al sordo, almeno ha bulbi di fiori oculari per interpretare la sua fine. Tu invece ti sei disperso gli occhi nei suoi non hai. Quello invece ha la capanna nella discarica e passa il tempo a costruire opere d'arte di metallo pesante, dice. Sfortunatamente l' olezzo ha un peso specifico maggiore e se gli togli i rottami si spaventa dei sottostanti nascosti prati. Invidia al senzaolfatto, almeno gli resta il tocco per prender le misure a questo mondo. Tu invece hai lasciato le tue mani nei suoi non sei. Poi ce n'è un altro che recita sul palco e gesticola toccando tutto e tutti come se fosse possesso da un ossesso. Beato, ma se gli togli le assi di legno da sotto ai piedi spento i riflettori scompare. Invidia al senzatatto, almeno gli rimane il presagio dei fischi in arrivo per comprendere quando è l'ora di smettere. Tu invece non hai sentito e soprattutto non hai insistito. Infine eccoti qui, con le dette parole maledette inversamente proporzionali al bene che vuoi alle persone. Poco da aggiungere: se lo starter ti frega il blocco di partenza voglio veder la tua faccia quando spara la pistola per la gara. Invidia al muto, almeno lui un motivo ce l'ha vero per non farsi regalare un abecedario che ti dia il tempo di parlare il tuo amore.
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Qui ultimamente
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Quest'altro
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Il Pallone, Home. |
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Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu. Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca. |
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