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26.7.10Ottantaseimilaquattrocento. Vapor di palloncini rucole di panna in torta blu della maglietta camminata stretta. Riprendo e distendi volto pagina e scarabocchio rotta portafortuna avanti beatamente. Incavo del collo ultimo sopracciglio chiamarsi in silenzio sì lo voglio. Zaino spazzolino diario e tu sopra le onde dentro le nuvole fra tramonti e temporali io non ti lascio più. Ottantaseimilaquattrocento giorno al secondo buongiorno ti curo ti fuggo ritorno notte mio fiore buonanotte ottantaseimilaquattrocento. Stessa lingua quando dico vita gridando prendimi col miele rapiscimi brindando sul divano lontano s'intravede un belvedere. Empirici elettrici spifferi d'animi medesimo tetto s'alza il vento corri son qui e piove il resto attenta arpeggia stringiamoci. 19.7.10Tulipani. Can caminin camuffami il drin dell'esser qui, scolta l'indugio del mio giochino esattoriale: dall'Elba al rotocalco salva il mio miraggio perchè dalle favole del percorso spesso arranco. Posso venirmi al riposo senza quell'aria duttile di chi si plasma di ricordi senza fronzoli nè soldi oppure mi vuoi Arduino reinventore dei miei mondi ogni santa volta che pungo il sorteggio succube? Esondo ludico dal gregge squassando quiete striato inverso al canone del non oltrepassare ammainato alla balbuzie del contar dolore miele riavvolgendo i bulbi per tramonti da baciare. 6.7.10Rallentare in prossimità del dosso. Il nuovo gadget del quant'altro mi fa scordare i rumori nel naso. Ci giochicchio, lo spalmo e mi ci diverto a star su dritto con la sua spalla di compagnia. Ho la mente riversa al bus del gnao: sarà la prima brezza del settenario, sarà il ciclico anno del cambio, sarà un voler capitan futuro cataratto. Arrivà quella ruga in cui il rodere degli altri ti cura: niente più di niente, basta signor sì signor tenente. Nessuna problematica azzeccatissima del dover rendere. Forse perchè stai per strambare a metà del guado, forse perchè cominci ad ammirare il creato, forse perchè dal niente sei rimasto un creatore di stelle. Fatto sta che che t'è aumentato il convesso e di srotolarti lingua e pensiero alla prima ombra del fesso non ci ottemperi più come un riconoscimento della tua piscia sul sentiero. Se vuoi vieni, se no sfregola tranquillo l'idrocarburo del tuo piedistallo. Io sto agiato fra i randagi a rattopparmi le pezze di chi ha fatto spezie diverse: rare, poco daziate ma a loro modo pregiate in questo emisfero personale di scalzi mangiapatate.
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Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu. Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca. |
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