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31.10.03Voce. E allora cercami da strapparmi l'amore e allora lasciami da seccarmi via al sole così bastardo da bestemmiare per essere ancor più disprezzato così amorevole da volermi accarezzare il labbro sono fratello del tuo male che porti in borsetta sono la pecora nera rinchiusa nella tua cella. Mi auguro almeno che mi terrai un posto allo spizio dei matti quando non riuscirai più a sostenere i miei sguardi quando sputerò in faccia i tuoi buoni sentimenti e mangerò la carne di tutti i miei macelli schiumerai cercandomi d'una rabbia di voglia schifosa e sarò l'unico pazzo rinchiuso nella voce della tua gola. Perchè è una puttana speciale che non si paga ad ore si vende una volta ed è tuo per sempre questo mio amore si graffia sui muri e per le strade si sporca rasenta l'asfalto si umilia come carogna ma t'esplode nel cuore tutto intero una volta, per sempre: son sincero. M'avessi come lapidato da lontano tendendomi le braccia accorgiti che ti amo cosa ancora Cristo per esser crocefisso devo sanguinare per darti nettare trafitto urlo d'un urlo squartato infranto t'amo e non ho mai avuto voce per farlo. 27.10.03Posso disturbare? Quanto vale il tuo sbatterti odierno per star dietro a quello che ora stai facendo? Quanto conta il saper far bene un lavoro nel quale magari nemmeno poi ci credi? O forse ora ne sei convinto, poi dopo saran giorni mesi lustri che ti lustri ti svegli una mattina e dici ma cosa sto facendo e tutto non ha più senso. Ti accorgi d'esser uno che accumula per altri fingendo che fosse stato gratificante per te da anni. E intanto non ti salvi. O magari tutt'altro: fai un qualcosa che ti calza a pennello e te lo sei cucito addosso con tanto sforzo. Sei a un punto della vita che ti permette di illuderti di saziarti. E di colpo t'accorgi che da sempre ti sbagli. Che l'impegno messo per arrivarci, sarò monotono, non ha più un senso. Perchè hai buttato. Lasciato poco agli affetti, al dono, all'amore, al bene. E magari costretto a tagliarlo fuori dal consumo di energie che ti ha logorato il cervello. Perchè consumistico, devi ed hai dovuto oliarti. Prodotto interno lordo. Buttalo nel cesso. Tra cent'anni sarai biologicamente terriccio già spolpato e ricomposto dal grande ciclo. Rimarrà di te la busta paga? Il modello unico? Il sette e trenta? Per carità, tutti s'ha da campà. E il lavoro nobilita l'uomo. Ammirate i grandi statisti. Osti. Quindi. Il pane è un bene che ci fa campare. Ma per averlo lo dobbiamo incartare, sfornare con l'impastatrice, portare a casa con l'auto e magari riscaldarlo col microonde. Questione di fragranza, perdita di sapore. Coinvolti in un gioco più grande. Si potrebbero abbassare i consumi. O bella, è arrivato il genio. Novità, novità. Ci potremmo consumare meno. Sarebbe meglio per tutti. Io lo dico, fatene quel che volete. Ma è da pazzi girarci intorno, comprendere d'essere solo prodotti che producono e arrivare alla fine senza essersi almeno posti il dubbio. Potevo? Posso? 21.10.03Il profilo del tuo viso. ... però certe ragazze è meglio stringerle, prima che il vento se le porti via... Di un immenso campo. Rosso d'un fuoco sparso brucia tutto attorno. Nessun'altra ondulazione ma come lenzuolo distesa il tuo profumo che avvolge il mio corpo. E' qui che mi accogli. E' qui che ti scopro e che da me ti sei stretta. Sulla tua fronte, sotto la mia coperta. Spensieratezza. Sospesi a scambiarci un respiro in silenzio. Cerchi da dove provengo. Cammino, in questo giorno. E al lambire di quella gioia inizia la salita. Collina ripiena di rami d'ulivi e grani paglierini. Lieve, di seta. Una dolce fatica costante al centro di due stelle cadenti. E' qui che mi prendi. E' qui che ti abbandoni con me nei tuoi giochi. In mezzo ai tuoi occhi, sotto la mia coperta. Passo dopo passo sei al mio fianco. Mi aspetti dopo ogni ritorno e la sera in cima a quel monte le tue mani giocano con le mie rime. Finito il terreno guardo il cielo: è lì che ancora voglio arrivare. E tu a cercar per me immaginarie scale, cingermi con le tue braccia da dietro le spalle. Lo senti il mio cuore come pulsa sotto i tuoi palmi? Ma l'aria già è fredda. Ripida la discesa in verticale. La caduta fa male dall'alto del crinale. Lontana, distante. Di cobalto cielo che fugge eterno. E' qui che mi perdi. E' qui che son disperso fuori dal tuo silenzio. Sotto al tuo naso, sotto la mia coperta. Non più te. Non più quel che ero convinto fossi me. Vago nell'attesa senza la tua mano in un nuovo deserto. Fino a quella duna, bagnata tanto da crederla miraggio. Raggiunta, il mio cuore si fa coraggio e si abbandona in te come d'amore cinto. E' qui che mi ritrovi. E' qui che non parlo. Fra le tue labbra, sotto la mia coperta. 16.10.03Spazzettone. Strofinaccio pulisco quel che son stato slegato dal mio braccio sbianco il passato e sfrego senza rimedio. Che genio. Impregnato mi immergo nel secchio ne rimango imbrigliato assorbo questo mio tempo e non ne esco. Sul serio. Arrabatto sul pavimento disteso ho perso il canovaccio come fossi indifeso e da me sguizzo. Mi strizzo. Asciugo su mattonelle di cera fra i bordi indugio secco di creta e compatto mi fingo. Vinco? 10.10.03Verde nei titoli di testa. Tempesta. Ho fitte che trafiggono questa mia testa. Spade allucinate il mio male non scompare. Flash di ricordi smembrati d'una serata di gala. Ovattata. Ho fitte che trafiggono la mia veglia. Fabbrico mi sciolgo e intanto scorrono i titoli di testa dentro la mia testa. Verde speranze verde acerbo verde risplende. Ho fitte che trafiggono la tua esistenza. Crollo di te io non ho sonno. E intanto scorrono nella mia folle festa i titoli di testa. Si replica. Passa la banda rimbomba piovono sogni dentro la testa. Verde è la mia vita in tempesta. 7.10.03Tuo. Matura nel porticato delle vene il succo tuo dell' uva. Rampicante balli il tango tuo attorcigliandomi danzante. Scovami nel labirinto tuo Edipo e sfiancata amami. 3.10.03Epitaffio sbrindellato. Rigurgitano sbrodolando che fra un lustro colmeranno le antologie di quel che ho inchiostrato. Paroliere scandagliato da altre menti analizzato. Non comprenderanno quel che sono stato interrogandosi su quel che diverrò. Sembra interessar poco star qui sospeso amarti cullarti sognarti respirarti irrequieto e perplesso. Vivo adesso. Per te. Non quando sarò ricordo. 1.10.03E la penso. Che quando la guardo mi incanto. E che succede di rado. Questo è quanto. Che modulo la voce a seconda del suo umore. Che a seconda della sua attenzione io regoli le stagioni del mio cuore. Che quanto di bello ho dentro da lei finalmente è nudo, nervo scoperto. Sesto senso. Ah! Ma per favore. Ti sbagli, io mi conosco e tu, amico, non raccontarmi. Vuoi forse dirmi come mostrarmi? Non mi inganni: lo fai perchè sai che non puoi raddrizzarmi. Storto son nato e la retta non è per me cosa certa. E' solo che son distratto, in un vortice a girare impegnato. E allora sto agitato e non so dove vado. La mente dispersa in faccende complesse. Ma è così da sempre. In fondo mi conosci, sai che dai calzoni corti io costruisco mezzi ponti. No, dico sul serio: non è per lei che son come assente. Forse è un qualcosa che in questi giorni dentro mi prende. Davvero, smettila di crederti dottore. E togliti quel sorriso inquisitore. Com'era quella storia delle altalene? Vento in faccia e senza terreno ti senti contento. Ma scendi, sali, ridiscendi e risali. Ti sembra d'aver le ali. E' un turbinio d'eventi che altera i sentimenti. Forse, amico, forse hai ragione. E il mio cielo oggi è un'invenzione. E il mio fiato sospeso in attesa di un suo sorriso. E il mio bene è capire come starle vicino. Forse, o forse nulla di tutto questo è vero. Vivo incerto solo per me stesso. Per il mio tempo in cerca di quel che sento. Preso dal momento son rapito e ad altro rifletto. Nessuno spazio per quel sentimento. Resto al di fuori del cuore. No, non ci entro. Sto fuori, in silenzio. Respiro freddo. E la penso.
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Qui ultimamente
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Il Pallone, Home. |
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Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu. Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca. |
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