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22.4.08Fieno. Pare che sia molto lontano questo universo a lame di coltello pare che abbia un cancro che visto da quaggiù fa il solletico pare che sia molto più blu di quel che ne scrivono che abbia faticato per starsene appeso che sia scappato in alto quando han tentato d'acchiapparlo. Sottomesso all'erba di questo prato va come si giran le stelle sembran proprio nuotare nel loro placido bruciare chissà come se la contano scherzando sulla nostra statura noi che siam bulli effimeri e ci crediam belli chissà che risate chissà che risate. Pare che sia molto lontano questo universo a lame di coltello che non abbia angoli dove nascondersi perchè il nulla non ha peso nè pensiero di vergogna ed allora quale mai sarà la forma forse avrà la mia ombra e intanto passa un gatto perchè mi luccica le fessure si ferma, si volta e anche lui scodinzola alzando i baffi per poi tornare a smiagolare. Tra poco m'addormento con le unghie nel terreno mentre cresce la notte si fa strada tra le mignotte e va a cercarsi un sottoscala per dimenticarsi all'alba chissà che ne dicon le stelle come se la spassano alle sue spalle lei che incoraggia i dubbi ma è solo un imbroglio a rotazione chissà che risate chissà che risate. 17.4.08Rintocchi. L'occhio Martiano ingloba ed espelle profumo derridendomi di buon grado fra discussioni più che aperte. M'arRovereto col vento che spazza l'animo e con le nuvole che s'aprono a cuore. E' una città lenta per l'ascolto e sinuosa nel legno. M'accomodo accanto a Michele mentre Anna coccola la covata scovando fra la pelle dei suoi libri universi magnifici. Dal castello vicino appare un Davide ch'appoggia i suoi sforzi sulle macerie di quel che resta per sgurlire la gente della propria essenza. Girovago in girotondo saltando negli ingranaggi e chiudendo gli occhi mentre plano. Quando abbraccio il signor Ruele m'avvolge l'importanza dell'educazione intrinseca del termine, del trasferire nozioni umane e della passione che questo comporta. Come sempre al termine delle parole non si mette mai un punto e finito ma si continua davanti ad un buon vino. L'aria dell'Adige è una cicatrice serena che non si dimentica. 13.4.083.4.08Cantar le cadenti. Comincia un giorno dove noia è tutto il resto comincia dal sesso e va fino al punto e croce sopra ogni andante a firmare contratti sotto le sottane dei guai e dei misteriosi vergogni. Sul palco in calzoncini a regger facce da materasso o sopra il microfono a battere i denti dal freddo sconfortati di quel che ti butta i coglioni per terra prima ancora d'arrangiarti la lacca sulle guance. Cayenne motrici spero v'estinguate il conto fuffa per chi bluffa assortita fino all'ennesimo obulo svendita d'ali per guadagnarci con facce da ignari brufoli a scoppio per indigestione di culi gommati. Si fa prima che noi partiamo portandoci le parole appresso, comitive mute beduine che s'han perso le carte per vincere godendo fra donne con l'acca di mezzo in porcellane cristiane e fermandoci lontano un miglio dal primo conoscente falso. Perchè non ci scriviamo semplici perchè nulla è semplice a meno che ci sia una tuba ed un colletto a fiori un omaggio allo star felici quando come s'alzano i bambini che non pensano al peso ma profumano del momento e sorridono. Promettimi il voto come ogni prima di maggio poi afflosciami nascondendo il sole nelle solite cartine pianificando quello e occultando quell'altro.
Tutti bravi a far merenda con la mia etichetta, tutti pronti a spalarmi via la merda ma tolta la muffa mi restan solo le stelle l'aria e la voglia di cantar le cadenti.
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Qui ultimamente
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Quest'altro
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Il Pallone, Home. |
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Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu. Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca. |
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