Sali a Baita   Do Re Mi
Fa
Sol
 


Di quel
che passa
si scrive,
si canta,
si balla.

Di quel
che resta
ci bastan
gli occhi.

 

27.3.07

 
Il pub galleggiante.

L'anima in nuvola senza nemmeno un sussurro meriterebbe arterie d'oro per come riesce ad inchiostrare i pixel del suo sentimento più grande. Il suo lavoro è certosino, meticoloso e sorprendente: togliere il fiato passando dagli occhi. Oltrepassa la tua retina senza che quella sia riuscita a trattenere nemmeno una briciola della chiamata gioia. Ha un nome che gli sta stretto a tal punto d'allungarlo con una doppia O di meraviglia. Sorride da inarcare l'orizzonte e quando ti guarda ebbene guarda altrove.

Ormai le gambe hanno l'anda delle spalle e mi ondeggiano su questo pavimento galleggiante come esca fra il cielo e il mare. Raggiungo facilmente questo pub ormeggiato da esperto cliente e naturale confidente. Lucy mi aspetta ogni volta con una smorfia diversa: a seconda del sudore che le porto prepara le dosi di alcool nascosto. Stasera le appoggio sul banco trucioli e schegge.

E' stato un buon giorno, pensa e non traspare.
Sì, le faccio intuire.
Versa nel bicchiere liquido invecchiato più delle mie rughe e già sorride per quanto si immagina io abbia creato.
Una bambola, le mimo con le braccia a culla.
Lei si sospende un po' a mezz'aria per cercare i suoi trent'anni fa. Poi torna a lavare i bicchieri mostrandomi le spalle nude come ieri.
Tremati le mani di quel che non hai, scusami la vescica affinchè possa essere nettare delle tue insicurezze. Trovami la scusa adatta al martello: tremano le mani tremano le gambe tremano e schiumano di una rabbia possente.
Possibile che non capisca più niente?
Cominciare a ripostigliare dopo essere cura del tuo male.
Se devo essere spugna che assorbe io mi getto in pasto ai pescecani.
Fai otto respiri mentre appendi il bacio al chiodo, fai otto respiri che altrimenti vai a fuoco.
Fai otto respiri che ti brucio le fiamme fai otto respiri altrimenti non capirai mai d'aver perso i capelli in battaglia.
Ho le mani che tremano ed il mio collo tracima d'impulso un picchio spurgato che picchia.
Ho le mani che vorrebbero mentre qualcuno batte la scopa sul pavimento: è tardi ormai, è scesa la notte, e resta un'orologeria questo post per verruche e piattole.

Ti metto via per espanderti al sole dell'estate,
Sarò asciutto.
Sarà diverso.
Sarà tutto diverso.
Adesso mi appendo e attendo.
Tra poco squillerà un campanello.

#

8.3.07

 
Cuffie di plastica.

Perchè poi
i mandorli in fiore.
E le vie dal sapore d'acqua
con le viole fra la corsa e l'ipod.

Sfiorandomi se n'è andata oltre
già prima che il suo profumo
invadesse la fantasia.

Il rintocco del banjo
è una pregusta di sfida:
se l'archetto controbatte
il discorso si fa interessante.

Per toccare il cielo con un dito
servono gambe molto alte:
calcolandone l'ipotenusa
significa portarsi
d'un orizzontale ben distante.

Stanze latte
imbevute da microrganismi
esponenzialmente umani:
bonificatemi la forza
per il vostro domani.

#

 

 

 
   


Pixel stretti:


   


Questo è
l'ultimo
inchiostro
mercantile
fresco di
sale e rime.


Qui ultimamente
sto in compagnia
di bella gente.

 

carta

Quest'altro
invece
è a spasso
per Santiago
con le prime
piume.



Il Pallone,
se sei così vecchio,
ora l'avresti perso.

Fortuna che,
come niente,
ora è tornato
tranquillo come sempre.

Se spulci
attento
già c'è l'eco
archiviato
di quel che ero.

Comunque
di certo
rimane solo
lo Sghembo,
ed è questo:

Home.

     
    Cerca che ti passa  
   
Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu.
Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca.
 
   
creativo