Sali a Baita   Do Re Mi
Fa
Sol
 


Di quel
che passa
si scrive,
si canta,
si balla.

Di quel
che resta
ci bastan
gli occhi.

 

29.4.04

 
St'attento.

Mmm...Ecco, io no.
Tempo che ne ho, voglia anche, ma ecco, io no.
Per cosa poi, dici qual'è il guadagno, il salasso, il margine di riscontro.
Boh, e che ne so.
Ecco, io no.
Te, per non dirlo col tu, te dicevo t'alzi, tramtrammi e alfine scalzo, spompato abbattuto ti affanni e nel giorno sfinito cadi e incomprensivo scalci.
O certo, hai prodotto.
Ecco, io no.
E tu?
St'attento.
Piuttosto mi fermo e ti dico scemo.
Al rischio di mettermi in testa un sombrero.
Che c'avrò un cappello di paglia ma il corpo non è affatto di plastica.
Perciò fatebenefratelli a rimanere nel vostro quieti ma sappiate che a vedervi in giro io ve lo dico:
ingranaggi ruotacoglioni, attenti agli intoppi, attenti ai vostri cloni.
Sono letali, distraggono dai mali e, se mortali, vi avvisano del segnale da tam tam, quello che pulsa, quello che batte.
Attenti, ritornello, alle giornate normali.
A quelle da non m'aspetto niente, alle ore inattese e alle acque sotto ai ponti, chete con le chele.
Perchè lì, subdole d'infradito fra lancette liete si nascondono le rivoluzioni in parto singolo.
Non certo negli appuntamenti attesi o negli eventi da celebrazione: quelli si sa che son buoni per le comuni illusioni.
Fin troppo semplici, fin troppo liste in programmate in sconti da emozioni.
No, te l'ho detto: ecco, io no.
E tu?
St'attento.
Nel sorseggiarti come un the caldo o freddo, nel far rifornimento, nello scender le scale o alzarti dal letto.
St'attento.
Basta un pretesto, un granello nel collaudato ragionamento, un brivido freddo e via dicendo: me tal dighe e io te lo ripeto.
St'attento.
Non ci torni indietro.
Scoperto.
Essere unico, essere quasi perfetto.
In stampo ed in difetto.
Pregi, veleni e pensieri non più sottovetro ma solo tuoi e fatti per averne un peso: non più specchio riflesso da allodole monocellule.
Presa la coscienza sarà un equlibrio da gestire, un mondo da spellare e nuovi verbi da imparare.
Strabiliare, respirare, annusare, bestemmiare, rotolare, ammiccare, trangugiare, calpestare, rimbombare, assaporare, tentennare, buttare in riflessivo, stupire e gongolare, inciampare e rialzare, esterrefare e stupefare, succhiare e fischiettare.

Amare,
e farsi amare.


#

23.4.04

 
Buon appetito.

Mangio col giallo, il rosso e il verde.
Fame, ho fame.
Separo il pollo, i pomodori ed i piselli.
Stesso piatto, bianco.
Me lo portano caldo, il pasto. Oscillo, non sto fermo, ondeggio, prendo il coltello.
Perchè tutto assieme? Perchè tutto assieme?
Tutto assieme non va bene, non va bene tutto assieme.
Mangio nel piatto, mi piace questo giallo, vicino al verde tutto mischiato.
Non va bene, non va bene.
Dodici e venti, tardi.
Dodici e venti, tardi.
Mangio alle dodici.
Tardi, dodici e venti tardi.
Tardi, dodici e ventuno tardi.
Prendo il coltello, poi la forchetta, la voce che dice mangia entra nella mia testa.
Mangio, adesso mangio, prendo la forchetta e separo pomodori e piselli.
Piselli tanti, trentasei, belli rotondi tutti diversi.
Divido il piatto in tre parti uguali di sessantagradi di tre parti uguali.
Mangia mi dice la voce doppia, entra a destra esce a sinistra adesso da sinistra entra a destra ma sono solo due e capisco: adesso mangio mangio adesso.
Tredici in bagno devo andare in bagno.
E' presto dice la voce mangia che è freddo.
Pipì alle tredici alle tredici in bagno devo andare in bagno.
Mangio, mangia, adesso mangio.
Acqua gassata beeeeh acqua gassata stuzzica la lingua mi piace adesso bevo il bicchiere pieno.
Tutto staccato nello stesso piatto cinque pomodori rossi grossi ed il pollo uno solo ma lo divido separo la pelle dalle ossa mi guardo intorno ondeggio troppe ossa tante quante non riesco mangia mi dice la voce due voci tre voci ora mangio oscillo prendo il coltello metto l'ultimo pisello vicino agli altri ma scappa vicino al pollo separo il pollo.
Mangio adesso mangio gratto il mio dito e mi tocco la testa si ancora c'è la mia testa rumore troppo rumore grossa la voce la tua voce rimbomba è grossa tante voci mangia adesso si adesso mangio si mangia mangia TI HO DETTO diventa freddo mangia mangia mangia adesso mangia
HIIIIIIIIIIIIII!
Oscillo sbatto , sedia, terra, pavimento, rumore, rumore, rumore, picchio la testa, sbatto la testa, basta basta basta rumore piselli pollo troppo pollo, piatto rovesciato tutto mischiato rumore rumore rumore basta basta basta...

Mangio, adesso mangio.
Rumore passato rumore.
Silenzio e piatto, pomodori e piselli: separati, pochi, cinque e venti.
Buono, mangio.
Buono il pollo.
Mangio.
Contento, sì contento.


#

10.4.04

 
E questo e quello.

E questo e quello.
Se il bioritmo è un saliscendi di curve suadenti quello mio è concavo da raccolto.
In quel punto dove la linea si flette e gronda straripante di frutti post maturi io mi ci metto.
E attendo. In questo senso.
Attraversi momenti in cui della tua vita di conto non te ne rendi: stai a produrre e macinare, passi le ore a dare e a dare, stacchi da un lavoro per attacarti ad un altro cartellino da timbrare.
Svesti una cravatta, ti infili una cuffia, spilli una birra e vai a dormire alle quattro di notte.
Nel sogno, le tue voglie.
Per ricominciare arzillo e lesto il giorno dopo, o il giorno stesso.
Automa del ciclo ti normalizzi l'esistenza ma come già scritto in precedenza sai che tutto cambia anche la consapevolezza di sapere che così è.
Percui ritorna l'onda del bioritmo ed ecco che dopo anni son qui fermo e dritto.
Fazzoletto in testa, raccolgo sudore senza fretta.
Brucio la divisa, apro una nuova porta della mia vita.
Mi tuffo in un altro gioco senza come al solito aver preso cura di leggermi il foglietto delle istruzioni.
O delle controindicazioni.
Vado ad affrontare mansueto una salita senza ripiego o taglio.
Un origami da lancio libero senza rete, con il culo in aria e le chiappe esposte al vento.
Vado a tuffarmi carpiato.
Con gli occhi chiusi per non saper di vedere se nella piscina c'hanno almeno messo l'acqua.
Stordito e rilassato, oggi sono malsano.
Sicuro che finito questo scritto io rido.
Mi favo dell'uso in costume e di comunella con il sole anzichè produrre io passeggio.
Rilassato e paciato mi prenderò cura dell'orticello del mio tempo.
Sembra che negli ultimi anni io lo abbia trascurato di parecchio.
E ve lo dico prevenuto del caso in cui anche voi del mio v'ammalaste: non è bello.
E questo e quello.


#

7.4.04

 
Dentro segreto ti cerco.

Dentro,
segreto:
ti cerco.
Non posso,
non oso:
voglio.

D'attesa
incoscienza
maggio
si aspetta:
lucciole,
un prato
ed una coperta.

Tendinite acuta.

Raggomitolati
unici in fiato:
tepore
d'ugual grado.

Dentro
non c'è vento:
nulla al caso.
Tutto è calmo,
non oso:
voglio.


#

3.4.04

 
Lasagne e zibibbo.

Metti una cena a casa di.Dicevan traduttori in vite d'esplosioni su trattori che le diagonali tagliano emozioni.
Nel farlo di lato da quarantacinque gradi di caldo se ne stava traverso rispetto al mio lato destro.
Se passo attraverso un chiuso, un posto, un taglio di palcoscenico da A a B e nel farlo ondeggio ecco: io catturo l'attenzione.
Serve al pubblico, serve a me.
Il movimento porta coscienza: di quel che sto compiendo in me e di quel che sta accadendo negli altri. Catalizza.
Cataclisma.
Porsi al centro di bisturi in taglio: sbloccare l'abitudinario, scuotere le anime, smuovere il certo per l'incerto come fosse una specie di incesto fra il mio inconscio e il mio io partoriente.
Coinvolgendo l'eventuale astante presente.
Insomma smuovere un fatto, uno strafatto, un' opinione o un' idea scuotendone i corpi che ne offrono l'affitto.
Se così fosse ecco come si potrebbe imporre.
Un luogo e delle menti. Dementi, forse.
I soliti gesti, il solito tram. Il solito tram tram.
La certezza sciolta in ovvietà insomma che all'improvviso si discioglie.
Banalità in corporeità abitudinaria, quel che è perchè ormai automatico incorporato: il pascolo nel campo mastica l'erba, usa le mani come strumenti del destino e il chitarrista arpeggia perchè il classico così insegna.
Ma: l'erba si può d'ardito fumare, le mani qualcuno dice anche disegnare nel solo modo di comprendere l'intero corpo e il chitarrista sorprendere in sette ottavi di un ansimo da sincope.
Stravolgere: il batocchio della gente da troppo tempo impolverato si può far ondeggiare anche da mancini, e le coscienze prenderne di esse.

Inscatolatori di certezze, prevenuti dell'insonnia: perderete la quiete.
C'è in giro gente che sana non è.
Che ha deciso d'esser fuori dagli oli che imbalsano ingranaggi.
C'è in giro gente scuotimente.
Più facile che nient'altro sian che pazzi.
Ma tant'è: m'unisco a loro.
Attenti, siate svegli.
Attenti, nel tirare i dadi.
Attenti, agli imprevisti.
Nel giro da monopolio statico pescate la carta: se vi capiterà di passare dal via ritirate le ventimila.

Poi
rollando, frappeggiando,
cantando sferici e al passo,
bisogna che solo emozionarsi
per non dimenticarsi la soglia
fra vita e esistenza.
Di taglio in diagonale.
Ma poi.


#

 

 

 
   


Pixel stretti:


   


Questo è
l'ultimo
inchiostro
mercantile
fresco di
sale e rime.


Qui ultimamente
sto in compagnia
di bella gente.

 

carta

Quest'altro
invece
è a spasso
per Santiago
con le prime
piume.



Il Pallone,
se sei così vecchio,
ora l'avresti perso.

Fortuna che,
come niente,
ora è tornato
tranquillo come sempre.

Se spulci
attento
già c'è l'eco
archiviato
di quel che ero.

Comunque
di certo
rimane solo
lo Sghembo,
ed è questo:

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Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu.
Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca.
 
   
creativo