Sali a Baita   Do Re Mi
Fa
Sol
 


Di quel
che passa
si scrive,
si canta,
si balla.

Di quel
che resta
ci bastan
gli occhi.

 

30.12.03

 
Ted Se.Me.Se.

Fotocopia spiccica parola.Angelo può essere un messaggio da riciclaggio.
Staccando il numerino in coda per il paradiso il suo ruolo è quello di darti un passaggio, dai andiamo ti accompagno.
Ed essendo luccicato con le ali allo sbaraglio capita come ovvio che il vento da lui agitato colga in fallo di stupore, amore e abbaglio quelli in attesa uno dietro a un altro in questo d'altromondo pulsante viaggio.
Sto a star di fuoriluogo sopralenuvole come diavolo di realtà ad osservar d'obiettivo altrui la situazione.
Ad ogni anticipato fiocco uscito dallo sbatter di quelle piume, pur sapendolo effimero, mi sciolgo.
Non è il mio posto: far il finto beato in mezzo al loro tirarsi matto.
Non è facile da gestirsi dal fuori del gran ballo, figurarsi il loro esser preso in pieno nella danza.
Ma ho un amico perso da riprendermi là dentro, per questo attendo e vi condivido lo scazzeggio.
Ah, ecco vi racconto questo mentre son qui che aspetto, così si passa un po' il tempo: io non sono fisionomista.
Non per sbadataggine, ma se qualcuno sapesse mi dica: sarà una malattia?
Io mi scordo le facce della gente da bene che incontro.
Se mai passassi davanti al tuo presentarti nei miei confronti sappi che se la volta dopo mi ristringi di abbracci può darsi o capitarsi che io rimanga per un istante interdetto sulla soglia del tuo viso.
Poi ti ricostruisco, ma quel mezzo secondo fottuto mi sgama facendo cascare il trucco.
Ed è veramente brutto.
Come se mi dessero botta da schianto sul cervelletto proprio nel momento stesso in cui riappari.
Stonk.
Intendiamoci non è sempre negativo: i brutti ricordi se ne vanno con chi me li ha lasciati, tatuaggi endovena a parte.
Almeno lo scordarsi in certi casi anestetizza.
Distruggendomi mi rimodello su altra scala per dimenticanza.
Ma il più delle volte ci rimango macerato.
Sappilo: nel caso mi reincontrassi ti prevenisco dai miei invasi.
Dico per dire, mentre si dipana la fila fondente contorta in attesa.
Per il resto sto ancora in finta quiete: loro son sempre in coda e io sempre qui d'un rosso infuocato splendore pronto al pizzico da dare all'aspettato come d'amaro dolore quando mi verrà incontro mentre quell'angelo puro balugo continuerà a sventagliare sorrisi sterminandoli uno a uno.
Davvero.
Ecco il mio amico.
Com'è andata, gli dico.
Non parla. Annaspa.
Affoga dal dentro.
Presentimento.
Davvero.


#

25.12.03

 
Mike Xmas Carol.


Tè lo vedi il Santo Babbo lì in alto?Tagliacarte fissanti decorati d'emozioni traballanti.
Bei regali.
Vischio sotto ai baci.
E' inutile che lo tratteniate, vi fate solo del male.
Poche cose semplici
da ricordare persino per una testa da vasi comunicanti insignificanti
come quella che mi hanno assemblato sopracollo.
Se c'è, Lei, non la si può cartoingessare.
Davvero.
E se viceversa più non traspare magari perchè trasformata in abitudine da addobbi logorata,
se ascoltata vi darà la forza per essere cambiata al banco dei pegni dei sentimenti scoperti.
Ma se vi esplode dentro senza timer che ne regoli notti insonni o mezzefrasi trattenute
allora lasciatela andar di doppia coppia e senza freno schiantatevi di poker d'amore con i vostri finalmete calati quattro assi.

Non è facile
non è facile
non è facile.

Balle dell'orso Yogi.
E' più complesso costruirsi l'inutile cartone d'amplesso per ripararsi dal primo temporale spazza muffa del cuore,
è maledettamente più complicato finger con se stessi che con chi vi mostra netto al taglio il vostro star bene d'unico accordo assieme.
Il resto è buono da mettere in rima
ma ce n'è una, di vita.

Una sola per volersi bene,
una per farvene volere,
una per non rimpiangersi,
una per darne
una per viverla.
Una vita.
Una.

E ogni venticinque per dodici
non che diventi tradizione,
son qui a dirvi ancora
quel che vi dovreste darvi un senso:
amate, d'un amando senza rimando
rimando la vita d'un canto
dando quel tanto che dica io valgo.
E che cazzo.
E buon Natale.

#

23.12.03

 
Greyhound.

Ho cercato la mia via
per arrivarti,
ho seguito il mio battito
per bussarti.

Non l'ho trovata,
non ci sono riuscito.

Alzo il pollice
abbandonato nel mezzo.
Qualcun' altro
mi solleverà
per tornarmi.

Attratta è la mela cadendo,
morsa da un divino sospetto.


#

14.12.03

 
Arroccato.

Stanco d'essere come baule chiuso in questo viaggio.
Messo in un angolo, buono per il prossimo controllo prima dell'atterraggio.
Di vedere rassegnazione nei volti delle persone, di non esser ascoltato per quel che dico o che faccio o peggio ancora di essere scivolato sulla patina di queste parole.
Come buono di consumo a ore.
Fatemi un favore: portate altrove le vostre preoccupazioni ipocondriache di scarso calore e fatevi venire il mal di vita almeno per rendervi conto di quanto ipocriti siano a volte i vostri richiami di grida.
Girate al largo di quel che non è una festa, state quieti accanto al vostro addormentato cane in guardia d'acquisto al mercato delle pulci.
Stufo di spiegazioni senza motivo e percui senza essenza d'essere ragioni.
Arroccato sull'unico albero dalle radici profonde che ancora regge il peso dei vostri appiccati incendi di malavita.
Che avete da buttar fuori odio sparso, distenderlo a ventaglio e pretendere d'usarlo come passo sul marciapiede?
Uno per uno a schiaffi da rianimazione vi si verrebbe da dirvi: mostratemelo allora il motivo di tanto abbaio e a carte scoperte giochiamoci il fatto di comprendere se per davvero il vostro latrato stanco valga il succulento piatto.
Perchè secondo me vi si è persa di vista la testa.
Vi si è fuso il collo coi padiglioni.
Non ascoltate più il battito e state lì buoni solo a modularvi sulla frequenza dei vostri inutili lamenti.
E i radiodrammi sono ben altri.


#

6.12.03

 
Due cose che.

... Ciccio ha sempre fatto il meccanico, in nero, da quando aveva 10 anni.
Ha un contratto di un anno all'Alfa di Pomigliano, lo stipendo lo spende in vestiti e coca. Come i 'signori'.
Peccato che, tira e ritira, a loro i soldi finiscono. E pure in fretta.
Mentre ai 'signori' no. Altrimenti che 'signori' sarebbero? ...


La prima è
che sopra ci stan parole non mie, da non dimenticare, e possibilmente da leggerle altrove assieme a molte altre di un certo spessore come cartavelina di fiori in mezzo alla munnezza.
La seconda è
che se di parole ne siete provvisti da far scorta e quelle che vi possiedono sono storte sghembe e distorte dalla rete dove sono state pescate o reinventate fate in modo che queste non vadano, per cortesia, perse.

#

4.12.03

 
Indirizzo.

Spacco bicchieri
urlo veleni
sono il fardello appeso ai tuoi pensieri
traballo di voce insicura
fievile residuo d'una speranza immatura.

Mimetizzo nel corpo il mio oppio,
mi coltivo in un campo di inibizioni illusorio.

Un passo avanti spargendo il nascosto
due passi verso quel che non è il mio ritorno
il terzo sgambetto chi è in posa perfetto
col quarto mi tiro la catena del cesso.

Leggo doveri
incenso pensieri
nulla mi resta oltre ai vostri veleni
mi ci diverto nel darvi consenso
per poi disfarlo col più banale pretesto.

Questo è il posto in cui voglio stare
affitto pagato con litri di sale.
Quarto piano rialzato di un condominio distinto,
centrotavola d' un mazzo di fiori finto.

#

 

 

 
   


Pixel stretti:


   


Questo è
l'ultimo
inchiostro
mercantile
fresco di
sale e rime.


Qui ultimamente
sto in compagnia
di bella gente.

 

carta

Quest'altro
invece
è a spasso
per Santiago
con le prime
piume.



Il Pallone,
se sei così vecchio,
ora l'avresti perso.

Fortuna che,
come niente,
ora è tornato
tranquillo come sempre.

Se spulci
attento
già c'è l'eco
archiviato
di quel che ero.

Comunque
di certo
rimane solo
lo Sghembo,
ed è questo:

Home.

     
    Cerca che ti passa  
   
Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu.
Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca.
 
   
creativo