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19.8.03Se conto i miei passi. Qui non c'è via d'uscita questo è un labirinto cieco ovunque io orienti il mio cuore da te non so uscirne. Qui non c'è altro sole ad allontanarmi da una terra che profuma se conto i miei passi quelli tornano da te. Guardavo fotografie le tue le toccavo a farle mie. Sorridevi. Signore che c'è di più grande? Spolvero piume dalle mie spalle non sono mie ma cadute su di me. Sei una sola splendida strega che fa magie dentro me. E se il giorno non mi lascia andare senza voltarmi a sperare nel tuo abbraccio a lasciarmi qualcosa di te e se la gente non vede niente se la via al cuore resta sbarrata tieni tu la chiave chiudi a triplice mandata. Miracolo si chiama così la prima apertura degli occhi la mattina. Quando accarezzo le tue ciglia fai magie dentro me. 9.8.03Haku Lei. Accaldato al tempo che non un lume è sorto, al fresco il terreno frastaglia con garbo secco ondeggia d'assorto nel suo frumento attorno senza comprender il ciclico paglierino deserto. Annusa cercando vano umido fra le sue radici stanco d'esser lì disperso eterno faticando: imperlati di sudore i calli dei polpastrelli incisi ancor spande con vento di roncola il canto. Mentre s'asciuga la fronte d'una saliva lontana, l'occhio attorno vitreo in cerca di se stesso, dal nulla come contrasto d'acqua fresca e vana s'irradia dal monte a nasconder le stelle con l'universo. E' luce. Improvvisa. Gioisce. Carezza ad una ad una le spighe. Amore. Lambisce il suo corpo. Poi: sparisce. Va a posare l'alba coprendola di calore poco distante in un altro campo. E lì: finisce. Quando tutto di forma ha senso s'ammuta di vita e riempito corre appresso a quel fuoco denso, ma giunto accanto al limitar soffre come inebetito, sorpreso e perso. Si ferma, accorto d'istinto d'esser seguito: da un sentimento nuovo ora osservato. Per resistenza che faccia è di certo colpito da sensazione di guardia che mette a disagio. Infine prende coraggio e s'avvicina silente circoscritto furtivo in cerca del nuovo ardore. Giunto ad un sospiro di distanza latente allora s'accorge di quanto vano fosse il dolore. L'angoscia del suo vivere disorientato e incerto si tramuta d'immenso profumo di stupore quando comprende che quel bagliore perfetto altro non era che un fragile unico girasole. 1.8.03Ferro lavorato. Voglia d'uragani.Spazi aperti, cieli, voli inattesi, campi. Girasoli. Luce che ti entra dalla finestra, improvvisa, da conoscienza. Luce calda che ti scalda che ti abbaglia come di schianto ti avvolge e ti ammanta di calore. Voglia di andare senza corde per non legare ma solo un filo sul quale poter camminare e lasciarti trasportare, attirare. Vicino, sempre più vicino a quel che è il destino, svicolo di traverso attraverso il ventricolo e l'arteria. Si va via in partenza di nuovo per il mondo a coglierne l'essenza. Si parte: un treno, un nuovo cappello, un viaggio. Come fosse cosa naturale. Un'altra volta a metter passi innanzi ad altri passi, cercare il tuo ritmo, confondere e alternare paesaggi dal finestrino. Soffermarsi un solo istante, eterno, uno solo, quello che mai dimenticheresti nemmeno a volerlo, ad ammirare ferro lavorato divenire oro colato sotto un cielo di stoffa pregiato. Andare, voce del verbo contrapposta al pensiero, scritto, fermo. Viaggiare di nuovo ma con in valigia una piantina. Da ricordarsi che le radici son da mettere presto o tardi. E che per quanto tu possa andare avanti scoprire che in fondo si è sopra un tondo e più continui ad andare più ti accorgi di ritornare. Non è nulla di sbagliato,solo sei umano: ci sei nato. Irrequieto sempre stato ora forse è tempo di guardarsi dentro. Esser sicuro d'aver tutte le ossa numerate nel giusto senso ed accorgersi che il cuore sta di un bene che a metterlo in rima dall'emozione non te ne verrebbe un verso. Si parte, quindi, con rotta tracciata e la cartina segnata. La meta ora si conosce, attende ansiosa che mi gusti il panorama. Lentamente si va a respirarne il profumo di rosa di questa vita, come tirando una coperta e sotto chissa cosa ci si trova. Ecco: il destino lui può dirtelo di esser seme destinato a diventare un solo splendido fiore. Piglialo in giro, se ti pare, ma quello c'ha ragione. Solo intanto ho deciso, vado. Ma per la strada, per crescer meglio, mi innaffio con un po' d'acqua. Mi fa star meglio, mi fa star sveglio, a guardar dal basso in alto un cielo così immenso. Mi fa pensare a quali meravigliose stelle lungo il cammino ti riserva l'universo all'improvviso. Come perle.
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Il Pallone, Home. |
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Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu. Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca. |
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