Sali a Baita   Do Re Mi
Fa
Sol
 


Di quel
che passa
si scrive,
si canta,
si balla.

Di quel
che resta
ci bastan
gli occhi.

 

28.1.03

 
Curva di Gauss.


Assoluta emancipazione del personale mio io dominante.
Mi rimetto alla completa disposizione dei miei impulsi retroattivi.
Dottore mi martelli il ginocchio propriò li sulla rotula e veda se riesce a far ri-rotolare sto immobile pallone in costante equilibrio statico.
Attento, ho i riflessi un po' appannati e dal finestrino degli occhi mi devo spannare un' offuscata visione notturna del pranzo.
Oggi lo chef propone tartine in salsa tartara dosandole squisite come delicatezze su piatti d'alloro guarniti di piume d'oca.
Necessito di bavaglino onde non sbrodolare una gioia da fame riacquistata al supermercato.
Colpa dei saldi. Auchan mi abbassa gli ammortizzatori scarichi e restringe la busta paga.
Resto sul piazzale, tolgo l'euro dal carrello per arricchirmi cerebralmente.
Celebro del resto un'inversione a 'U' investendo panni sporchi di traverso. I miei.
Nessun danno alla carrozzeria, solo il respiro è più affannato.
Dovrei allenarmi. Riprendere combustibile interno per stare al passo con la vita.
E' il bioritmo che segue cicli astrali diversi. Forse son marziano.
Ultimamente poi non credo di credere nemmeno agli oroscopi senza credenziali.
Si presentan bene ma fingon ancor meglio di sapere.
E si ha paura solo di ciò che non si conosce.

#

14.1.03

 
Babushka.

Vinti inutilmente, sfrattati dalla sfera
trasparivano calcerogeni in coppia
senza perder il vitreo pensiero
di una memoria zuccherata
filata di traverso alla casa degli orrori.

Stavano ora da par loro circoscritti d' atmosfera
in un parallelepipedo liquido non più contorno di boccia
ingenuamente più ampio terreno
del tondo monolocale da baracca lunatica
ma pur sempre prigionieri e mai attori.

Eppur sa da ammetter controvoglia
che per quanto ristretto
l'universo a matrioska
ci riguarda tutti dentro.

Non si sfugge è la legge
stravolgere il contesto
a volte serve a niente
e non ti fa esser che te stesso.

E' sera torno a loro
Dio dei pesci scendo il cibo
dall'alto al basso verso il cloro
dosandone il respiro.

Come buono pasto un grazie
ma istintivo e sopravvivente
interpretato forse in altre branchie
mentre abbocca riverente.

#

5.1.03

 
Raro intimo da ultimo dell'anno.

Sono in viaggio. La scrittura è veloce, i pensieri lo sono ancora di più...Scusassero il ritardo...
A volte penso che questo mio "andare" questo mio non star fermo in un posto o in una situazione sia strettamente collegato all'indice della mia immaturità.
Un tempo credevo fosse spirito di avventura, fascino di conoscienza e lo confondevo con l' attrazione provata verso luoghi e persone non viste, facce mai dipinte o sorrisi e strette di mano mai scambiate.
Poi invece, col passare degli anni, mi sono reso conto che questa mia natura di nomade cittadino, questa immagine di viandante civilizzato che mi porto sempre dietro e che sfugge da tutto e da tutti dipenda in parte anche dalla mia non voglia di legami, di punti fissi.
Mi succede così sia nei confronti delle cose più stupide ma anche con i sentimenti verso i quali dovrei portare più rispetto: non appena mi accorgo di restare in una situazione che implica delle responsabilità un poco più complesse e che mi obbliga a non sentirmi più "leggero" beh semplice, la cambio.
Di solito quando me ne rendo conto passo da uno stato di totale euforia ad uno di apatia controllata.
Sbaglio, parlo poco, tendo a interiorizzare i sentimenti, valutarli e "trattenerli".
Un passo prima di affrontare il cambiamento stabilizzante io scelgo la fuga.
E se mi danno delle possibilità per accelerare il passo non me lo faccio pregare due volte.
Mai tentato di cambiare, mai tentato di provare a valutare la situazione da un altro punto di vista.
Spesso, arrivato a un bivio, per istinto scelgo la via sbagliata. Masochismo pellegrino.
E, testardo come un mulo, non confesso nemmeno a me stesso che l'altra via sarebbe stata migliore, che avrei perlomeno dovuto prenderla in considerazione, che forse se avessi girato a destra ora qualcuno non continuerebbe a stare in pensiero, ad aspettarmi, a tentare di capirmi.
Spesso lungo il percorso ho incontrato persone accanto che volevano trattenermi. Raramente chi invece era sintonizzato sulla mia stessa lunghezza d'onda.
Ma potrà mai uno nato pastore diventar coltivatore? E di che? Di illusioni?
Meglio disperderle lungo il cammino.
Uno come me chi se lo piglia?
Bel carattere eh?!
Senza nemmeno pensarci troppo, dicevo, rifuggo le catene. Mi irritano i polsi.
A volte sono cose banali, altre invece, come la ricerca di una casa, il lavoro, i legami affettivi, li affronto con una sfrontataggine ed una leggerezza che rasenta l'assurdità.
Insomma io sto bene quando sto in movimento, quando il ritmo dei pensieri e dei respiri si confonde col cammino.
Quindi sono immaturo.
Quindi non riesco a essere coinvolto in situazioni stanziali, quindi fatico a instaurare rapporti che mi creino delle limitazioni.
E in effetti mi accorgo che quando mi volterò indietro alla fine della strada continuando così mi resterà gran poco, tranne chilometri di curve per aver avuto paura di incontrare un punto fermo.
Lo so.
Ma continuo a camminare.

#

 

 

 
   


Pixel stretti:


   


Questo è
l'ultimo
inchiostro
mercantile
fresco di
sale e rime.


Qui ultimamente
sto in compagnia
di bella gente.

 

carta

Quest'altro
invece
è a spasso
per Santiago
con le prime
piume.



Il Pallone,
se sei così vecchio,
ora l'avresti perso.

Fortuna che,
come niente,
ora è tornato
tranquillo come sempre.

Se spulci
attento
già c'è l'eco
archiviato
di quel che ero.

Comunque
di certo
rimane solo
lo Sghembo,
ed è questo:

Home.

     
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Vi lascio la punteggiatura, ma non nel mezzo: quello e' tutto fra la mia testa ed il blu.
Percio', nel caso vi piaccia per gloria o pecunia, almeno un grazie o una mancia rauca.
 
   
creativo